Giu 28 2018
Archive for Giugno, 2018
Giu 22 2018
CAOS INTERIORE E PACE NEL MONDO
La pace nel mondo è la conseguenza di un cambiamento della coscienza.
La rivoluzione decisiva avviene dentro se stessi e poggia sull’accoglienza della molteplicità che caratterizza la psiche e sulla capacità di tollerare il caos interiore che ne consegue.
È questo lo scoglio più difficile da superare se vogliamo costruire un mondo migliore.
Sapere che dentro di noi convivono infinite possibilità espressive è il primo step di un percorso che attraverso l’accettazione dell’incoerenza (corollario inevitabile della molteplicità) raggiunge l’integrazione interiore e la consapevolezza della Totalità, anche nella dualità in cui viviamo.
Ogni cosa richiama il suo opposto.
Tuttavia, permetterne la convivenza dentro di sé non è facile.
Bisogna sopportare l’incoerenza e la confusione, quel senso di insostenibilità che accompagna la saggezza insieme alla follia.
Significa comprendere che l’identità è soltanto un vestito che scegliamo di indossare più spesso degli altri e possiamo decidere di cambiare in ogni momento.
Vuol dire tollerare che la bontà non può prescindere dalla cattiveria, l’egoismo accompagna sempre la generosità, la flessibilità porta con sé la rigidità e la tolleranza richiama l’intransigenza.
È difficile far convivere gli opposti nel mondo interiore senza sentirsi vittime di una pericolosa patologia psichica.
Eppure…
Dall’accettazione di questa complessità prende forma una società capace di abbracciare la diversità e di gestire la convivenza di tante creature differenti.
E uniche.
Dobbiamo assumerci la responsabilità della Totalità da cui tutti proveniamo e imparare che ogni evento è un’occasione per conoscere la nostra multiforme verità.
Anche quando a prima vista non ci piace.
Dietro tutte le esperienza si nasconde un tesoro, un prezioso insegnamento che è necessario liberare per scoprirne le qualità.
Proprio come si fa con un diamante ancora grezzo.
Ogni cosa che ci succede è lo specchio del nostro mondo intimo.
E combattere non servirà ad altro che a far crescere la guerra.
Dentro e fuori di sé.
Occorre piuttosto apprendere a distillare la consapevolezza da ogni avvenimento.
Il loto cresce nel fango.
Così, la pace è la conseguenza di una Democrazia Interiore capace di accogliere senza combattere, lasciando emergere i doni preziosi nascosti dietro alle cose che non ci piacciono.
La nostra identità è l’Infinito.
Un Infinito che forse non riusciremo mai a padroneggiare totalmente in una vita sola, ma che ci guida verso una conoscenza sempre più ampia e sempre più intima.
Fino a raggiungere quell’integrità in grado di far convivere il particolare con l’universale, lo Ying con lo Yang, la luce con il buio, il bene con il male.
La rivoluzione è una trasformazione intima e profonda, un cambiamento nella lettura degli eventi, una magia capace di mostrarci ciò che siamo e farci diventare Tutto e Niente nello stesso momento.
Solo così la saggezza può prendere a braccetto la follia e danzare al ritmo della Vita attraversando le dimensioni.
Della coscienza come della realtà.
Carla Sale Musio
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Giu 16 2018
LA SAGGEZZA DEGLI ANIMALI
Travolti dalla presunzione di essere la specie più intelligente del pianeta pretendiamo di adeguare anche la vita alle nostre necessità.
Necessità che dipendono dagli interessi dell’economia, dal pil, dallo spread, dall’indice mib… e che si impongono sull’ascolto di noi stessi trasformandoci in automi privi di una propria volontà e di un proprio sentire.
È così che l’unica specie creata da Dio a sua immagine e somiglianza si lascia plasmare dai flussi di mercato da cui dipende per la propria sopravvivenza.
A ben guardare non sembra una scelta felice.
Tuttavia è quello che succede in tutti i paesi occidentali.
Coltiviamo un’arbitraria superiorità rispetto a ogni altra specie vivente e, occupati a inseguire il successo indispensabile per sentirci parte della nostra civiltà, non ci fermiamo mai ad osservare le culture, i comportamenti e gli stili di vita che appartengono agli animali.
Facciamo le spallucce e andiamo avanti impettiti.
Perché, si sa: le bestie sono poco intelligenti e non hanno proprio nulla da insegnarci!
Ignoriamo che la vita possiede una profonda saggezza.
Un sapere che le altre specie riconoscono d’istinto e che noi sottovalutiamo, forti del diritto auto conferito all’utilizzo e alla distruzione di ciò che abbiamo intorno.
Trascuriamo l’ascolto partecipe e attento che rende gli animali capaci di uniformarsi alle esigenze dell’ecosistema.
Le bestie possiedono una sapienza ignota agli esseri umani.
Comprendono che la vita rivela i suoi segreti a chi è in grado di riconoscerne il valore.
E possiedono una salute mentale che per noi non esiste più.
Vivono nel presente.
Lasciano che l’esistenza compia il suo percorso di momento in momento.
Senza ostacolarlo.
Hanno fiducia in ciò che accade.
Sanno che ogni esperienza evolve in un cammino di conoscenza che trascende la volontà del singolo e proclama l’immensità del creato.
Conoscono il valore del silenzio.
Noi esseri umani, invece, facciamo molte ricerche e scriviamo tanti libri.
Libri sull’illuminazione, sulla conoscenza e sulla salute mentale.
Testi scientifici e filosofici che proclamano l’importanza di vivere nel presente: senza correre avanti e indietro con la mente rincorrendo il passato e il futuro senza mai assaporare ciò che succede ADESSO.
Scritti che spiegano come la vita sia ciò che accade in questo esatto momento e l’unica esperienza importante sia lasciarsene attraversare con consapevolezza, ascoltando il potere del proprio respiro, senza inseguire la girandola dei pensieri che annebbia la comprensione e annichilisce la saggezza nascosta nelle profondità dell’esistenza.
Dentro ognuno di noi, esiste un sapere fatto di sensazioni e percezioni legate al corpo, alla natura e al momento.
È il sapere del presente.
L’unica vera realtà.
Immediata e da vivere.
Come spiegano i saggi e gli scienziati: non importa l’azione.
Importa la presenza che accompagna ogni piccolo gesto.
Sedere in silenzio sulla riva del mare, camminare tra le vie del centro, lavare i piatti, bere una tazza di the… qualsiasi cosa ha la stessa importanza e richiede la stessa profonda attenzione.
Ogni istante è un valore.
Non per ciò che si fa ma per come si è mentre lo si fa.
Per come lo si fa.
Gli animali lo sanno e vivono intensamente nel presente.
Noi, però, li giudichiamo sciocchi.
Poi spendiamo i nostri soldi e il nostro tempo per imparare a vivere… senza impazzire.
Senza lasciarci trascinare dal pensiero, dalle parole, dalla paura e dalla confusione.
Non sappiamo cosa vuol dire accogliere ogni attimo con consapevolezza, totalmente centrati sul momento.
Proprio come fanno loro.
Come le bestie sanno fare da sempre.
Gli animali possiedono una conoscenza intima di se stessi e della natura, contemplano la vita e ne rispettano la volontà.
Senza opporsi.
Affrontano ogni cosa con umiltà, devozione e dignità.
Avremmo molto da imparare osservando il loro modo di stare al mondo.
Apprezzando l’autenticità dei loro comportamenti.
E provando a sperimentare la sincerità con cui si relazionano gli uni con gli altri.
Avremmo bisogno di una cultura nuova: fatta di ascolto, di comprensione e di condivisione.
Non si può eliminare la violenza che caratterizza la nostra civiltà se prima non si rimuove l’arroganza dai nostri gesti quotidiani.
Il razzismo si annida nelle piccole cose di ogni giorno, nel disprezzo invisibile con cui guardiamo la vita.
Incapaci di riconoscerne le profondità.
Carla Sale Musio
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Giu 10 2018
HAI BISOGNO DI MORDERE?
Da bambini portare tutto alla bocca è la modalità conoscitiva per eccellenza.
Un pensiero atavico ci spinge a credere che ingoiando qualcosa possiamo fare nostre le sue qualità.
Così:
-
mangiando un toro si diventa potenti
-
mangiando l’erba si diventa elastici
-
mangiando un serpente si diventa sinuosi e capaci di nascondersi
-
mangiando un pesce scomparirà il mal di mare
Un’idea ancestrale considera lo stomaco alla stregua di un elaboratore dati in grado di distillare nel nostro organismo le virtù e i principi di ciò che ingeriamo.
Non è un pensiero logico.
Ha radici antiche.
Esiste nell’inconscio collettivo e viene abilmente sfruttato per venderci prodotti inutili (e spesso tossici) coltivando l’equazione:
.
MANGIARE = ACQUISIRE
.
Acquisire:
-
forza
-
prestanza
-
sicurezza
-
piacere
-
popolarità
-
successo
-
… e così via!
Immagini e slogan pubblicitari fanno leva su questo principio inconscio e potente.
Stimolano il desiderio di possedere qualcosa mettendola in bocca.
Agiscono sulla credenza che l’organismo assimili ciò che inghiottisce per renderlo parte integrante di sé.
Stuzzicano il bisogno di possesso.
Lusingano l’egocentrismo infantile che accompagna il piacere orale.
I cuccioli hanno la necessità di stimolare le gengive.
Massaggiarle è un modo per alleviare il dolore che accompagna la crescita dei primi dentini.
Per loro, conoscere il mondo mettendolo in bocca significa creare le prime relazioni con l’esterno.
Morsicando la vita, i bambini modulano il bisogno di fusione e la scoperta dell’altro.
Esplorano il dentro e il fuori, il pieno e il vuoto, l’io e il tu, la presenza e l’assenza.
Devono abbandonare il piano dell’Infinito da cui provengono per muoversi nelle coordinate della fisicità, imparando ciò che appartiene a una realtà fatta di prima e dopo, vicino e lontano, mancanza e completezza, paura e prepotenza, mio e tuo.
L’egocentrismo li spinge ad addentare l’esistenza per farla diventare una parte di sé.
E quando la fusione non è possibile in loro aiuto arriva il possesso: quel bisogno spasmodico di avere ciò che sfugge, per non perderlo.
Mordere riempie i vuoti dello stomaco e del cuore.
È così che impariamo a conoscere l’avidità, la gelosia, la rabbia, la prepotenza e il dominio.
È così che dimentichiamo la Totalità e perdiamo la sicurezza che deriva dal riconoscere ogni cosa in se stessi.
Mordere calma la paura dell’ignoto, la vergogna della diversità, l’angoscia della solitudine.
E nel tempo si trasforma in un rituale capace di farci sentire uniti.
Uniti nel piacere di condividere il cibo.
Uniti nel piacere di combattere un nemico.
Noi e loro.
Io e gli altri.
I buoni e i cattivi.
Mangiare insieme significa essere parte di un gruppo.
Ci fa sentire meno soli.
.
“Chi non mangia in compagnia è un ladro o una spia”
.
Oggi la condivisione del cibo è diventata un cerimoniale indispensabile alla socializzazione, il veicolo privilegiato per dimostrare di volersi bene.
Ma è un volersi bene possessivo.
Discrimina la diversità.
Impone l’appartenenza.
E rende indispensabile l’omologazione.
Pena: l’emarginazione, la derisione e l’abbandono.
Chi lucra sulla vendita del cibo conosce bene i meccanismi psicologici che sottostanno all’alimentazione.
E sfrutta a piene mani i nostri bisogni infantili per tenerci schiavi grazie all’oralità.
Per liberarsi dalla bulimia sociale che rende vittime del bisogno compulsivo di mangiare è necessario superare la fase orale e aprirsi a un’integrità interiore capace di far convivere gli opposti senza giudicarli.
Occorre ricomporre la Totalità dentro di sé arricchendo la conoscenza con l’esperienza dell’individualità.
Significa coltivare la comprensione, la cooperazione, la condivisione, l’ascolto e la solidarietà.
Per tutte le creature.
Per ogni aspetto di se stessi.
Vuol dire costruire un mondo migliore.
Capace di conoscere senza mordere, di amare senza possedere, di integrare senza emarginare e senza distruggere.
Durante l’infanzia il bisogno di portare tutto alla bocca ci aiuta a compiere i primi passi nel mondo della diversità, serve a farci scoprire i mille volti dell’Infinito, ci insegna la ricchezza nascosta nelle identità.
Ma poi è necessario integrare dentro di sé la conoscenza dell’altro, non per averlo inghiottito ma per averlo capito.
Non per chiuderlo nello stomaco ma per aprirsi alle profondità del dialogo.
Non per combatterne le differenze ma per conoscerne le qualità.
Carla Sale Musio
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.
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Giu 04 2018