LA PERSONALITÀ CREATIVA: libertà e complessità interiore

La personalità creativa è quel modo di essere naturale, sano e vibrante di emotività che ognuno di noi porta con sé alla nascita.

Atterriamo nel mondo con una carica innata di empatia e creatività e muoviamo i nostri primi passi spinti dalla curiosità e dal desiderio di incontrare la vita in tutta la sua meravigliosa poliedricità.

La personalità creativa ci rende aperti davanti all’intensità delle emozioni, sensibili e partecipi di tutto ciò che ci circonda, fiduciosi nell’infinità bontà dell’esistenza e desiderosi di dare e ricevere amore.

Tuttavia, la capacità di accogliere i sentimenti, la spontaneità dell’intuizione e il potere della creatività fanno di noi delle creature vulnerabili e impreparate ad affrontare una civiltà che sembra costruita apposta per colpevolizzare ed annientare la sensibilità, la fantasia, l’autenticità e l’empatia.

Appena nati dipendiamo in tutto e per tutto dai nostri genitori e dall’ambiente.

E abbiamo bisogno di aiuto per comprendere e mettere in ordine i messaggi emotivi che affollano il nostro mondo interno.

Gli adulti hanno il compito di insegnarci a contenere le emozioni e a gestirne l’intensità senza reprimerle e senza negarle, accogliendone l’energia fino a renderla uno strumento di comprensione e di conoscenza di se stessi e della realtà.

La creatività è la chiave che permette di esprimere questa grande ricchezza interiore, lo scalpello che forgia il nostro peculiare modo di essere, il dono che ci rende unici e speciali e che siamo venuti a condividere con gli altri in questa esperienza di vita.

Purtroppo però, una pedagogia nera basata sul sopruso e sulla prevaricazione impedisce a chi si occupa dell’infanzia di accogliere e  comprendere i bisogni dei bambini, e trasforma il sostegno (che i grandi dovrebbero offrire ai piccoli) in una dittatura del più forte cui bisogna sottomettersi senza discutere.

Ancora oggi, infatti, sono tanti i grandi pronti a umiliare, prevaricare, deridere, punire, picchiare e sottomettere i piccoli… per il loro bene.

Così impariamo a non chiederci più cosa sentiamo davvero, e finiamo per fare soltanto quello che ci è stato detto di fare, anche quando appare ingiusto e privo di significato.

Questo progressivo estraniarsi dalla verità del proprio mondo emotivo, porta con sé innumerevoli sofferenze e fa sì che si formino delle chiusure nella personalità e nella percezione della realtà, nel tentativo di evitare il dolore.

È in seguito a questi traumi che la nostra originaria e naturale personalità creativa si deforma fino ad abiurare se stessa, generando un falso sé protettivo, cioè una personalità di copertura che nasconde le ferite e i tormenti che questi hanno generato.

Il dolore dei bambini è lacerante, senza confini e privo di tempo.

Esiste immutabile in un eterno presente dal quale non è possibile liberarsi senza l’aiuto di un adulto capace di accogliere, senza censurarla, la complessità e l’intensità del mondo interiore.

In assenza di questa presenza soccorrevole e partecipe, la vibrante creatività che caratterizza ogni essere umano si surgela dentro un’armatura di insensibilità che nasconde le possibilità originarie e la verità individuale, obbligandoci a indossare una maschera conforme ai dettami del più forte, pur di ottenere dal mondo quel riconoscimento e quell’amore che abbiamo sentito di non meritare con la nostra spontaneità.

Dall’amputazione e dalla censura della personalità creativa prendono forma le patologie psichiche che ci costringono a vivere una vita non nostra e che, come una corazza indelebile, ci impediscono di raggiungere proprio quell’amore così disperatamente cercato e desiderato.

La maschera del falso sé, infatti, ottiene sempre un consenso incapace di appagare davvero il bisogno di riconoscimento e amore che ci ha spinto a indossarla, perché, con la sua stessa esistenza, conferma l’idea infantile di non meritare altro che disprezzo, rifiuto ed emarginazione.

Questo circolo vizioso ci allontana sempre più dalla spontaneità e dalla libertà e, dissociando la comprensione di sé dal dolore e dalla verità, impedisce di sviluppare le parti immature della personalità, confinandoci in una ignoranza di noi stessi che genera ulteriore alienazione, chiusura e malattia.

Per superarle e ritrovare la spontaneità, la salute e la libertà, è necessario intraprendere un cammino a ritroso fino a incontrare le parti bambine e rivivere il dolore rimosso e lacerante dell’infanzia, con la consapevolezza dell’adulto.

Nell’inconscio il tempo non esiste e un cucciolo terrorizzato aspetta per l’eternità una presenza amorevole, capace di rassicurarlo e di incoraggiarlo a crescere.

Quando l’adulto di oggi si apre con sincerità al bambino sofferente e spaventato che siamo stati, quel cucciolo incontra finalmente un altro essere capace di dargli l’amore incondizionato di cui ha bisogno per crescere, e il processo di maturazione e accoglienza di se stessi può finalmente riprendere a scorrere.

Dall’incontro delle parti adulte con le parti bambine della personalità si sviluppano la maturità interiore e l’armonia nel mondo.

Occorre rivivere la sofferenza lacerante dell’infanzia lasciando che l’energia emotiva (bloccata nel tentativo di evitare l’angoscia) riprenda a fluire.

In questo modo la creatività e la spontaneità si liberano, permettendoci di evolvere gli aspetti immaturi della personalità.

È così che i danni di una pedagogia nera possono essere superati.

Solo incontrando la totalità del proprio sé, la personalità creativa può aprirsi all’empatia e alla creatività che la caratterizzano, permettendo il fluire della sensibilità e della libertà, e rivelando, nella saggezza della sua poliedricità, il dono che è venuta a condividere nel mondo:

  • Ognuno è unico e indispensabile alla vita.

  • Si può integrare ogni diversità, senza reprimerla e senza emarginarla.

  • Nella creatività ogni cosa evolve armonicamente in qualcosa di nuovo, diverso e migliore.

  • L’amore non è normale. È vero.

Carla Sale Musio

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