BAMBOLE REBORN: ecco cosa si prova a tenerle in braccio!

Stringere tra le braccia una reborn doll è proprio come tenere in braccio un bambino vero.

Il peso del corpo, la testolina abbandonata, gli arti scoordinati… tutto trasmette la sensazione di ingenuità, fragilità e goffaggine tipiche di un neonato.

Ma, a differenza di un cucciolo in carne e ossa, una bambola reborn non pretende attenzioni illimitate e permette un ascolto della propria risonanza emotiva irrealizzabile quando è in gioco un’esistenza reale.

I bambini hanno bisogno di cure costanti, richiedono una devozione totale e la capacità di rinunciare a se stessi per aiutarli a crescere senza traumi.

I neonati sono inermi e delicatissimi.

Le reborn dolls, al contrario, sono forti, pazienti e pronte ad affiancare l’ascolto interiore suscitando i sentimenti scatenati dai bambini veri e permettendo di esaminarne le radici senza mettere in pericolo un’altra vita.

Ecco perché non è possibile paragonare il rapporto con queste bambole alla relazione con un bambino vero.

Tuttavia, alcuni psicologi hanno tacciato ingiustamente i collezionisti di reborn delle più varie patologie.

Quasi che acquistare una bambola con sembianze realistiche fosse il sintomo di una disfunzione nella psiche.

Secondo questi specialisti la maturità porta con sé il desiderio di dedicarsi esclusivamente a un bambino reale o (al massimo) favorisce la sublimazione dell’amore genitoriale in compiti di utilità sociale.

La psicologia finisce spesso per delineare la patologia anche dove non c’è e, nel tentativo di individuare ciò che non funziona nella mente umana, perde di vista l’unicità e la creatività che caratterizzano la realizzazione personale.  

Il gioco della bambola ha sempre avuto la funzione di armonizzare le dinamiche interiori con le richieste della quotidianità, creando un contatto tra le parti adulte e le parti bambine e favorendo la cura del dolore che inevitabilmente accompagna la crescita.

E proprio in questo percorso le bambole reborn sono delle alleate imperdibili!  

Per gli adulti.

Stingerle tra le braccia, infatti, significa aprirsi all’ascolto della vita interiore e permette di creare una comunicazione intima e profonda con la propria infanzia.

Sono bambole pensate per i grandi che piacciono anche ai piccoli.

Ma, mentre i più piccini nel gioco con la bambola esplorano la propria identità in divenire, gli adulti ripercorrono le tappe della crescita aprendosi alle emozioni censurate nell’urgenza di conquistare la maturità.

Cullare dolcemente una reborn doll costituisce una meravigliosa occasione per esplorare l’emotività, lasciando emergere i vissuti infantili segregati nell’inconscio.

Non perché si scatenino pericolosi vissuti regressivi ma perché queste bambole permettono di accogliere la verità interiore senza rischi e senza coinvolgere i bambini veri.

Chi ama le bambole reborn ne apprezza il valore maieutico, la preziosa possibilità di stabilire un’intimità con se stessi.

Stringerle tra le braccia significa accudire il bambino che siamo stati, armonizzando le parti adulte e la parti infantili della psiche liberando la giocosità, l’ingenuità e la tenerezza necessarie all’amore.

Carla Sale Musio

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Ultimi commenti

6 commenti su “BAMBOLE REBORN: ecco cosa si prova a tenerle in braccio!

  1. Bello questo tuo articolo, che finalmente strappa questa passione alla psichiatria per porla là dove deve stare, tra le emozioni di ognuno di noi e che ognuno di noi riesce a provare con cose diverse.
    Non per nulla gli oggetti da collezione sono i più disparati.
    Coltivare il bambino che c’è in noi, o semplicemente ritrovarlo, ci arricchisce, ci regala un atto di introspezione, uno spiraglio che ci permette di andare nel profondo di noi stessi.
    Io ho sempre amato le bambole fin da piccola, oggi colleziono reborn, ma ho anche altri giochi, pelouche, bamboline di quando ero piccola che rendono il mio mondo a metà fra la logica razionale dell’adulto e l’irrazionalità fantastica del bambino.
    Sono contenta di non essere cresciuta così tanto da aver perso il piacere del gioco e della finzione e sono contenta di essere cresciuta abbastanza per rendermi conto del confine tra realtà e finzione. L’importante è essere consapevoli, come quando si sogna ad occhi aperti… il resto è un arricchimento personale con una grande portata emotiva che non vorrei mai perdere!

  2. Toccante questa riflessione. Sono sinceramente colpita da questo punto di vista che coglie l’essenza di queste bambole.
    Sono stata un collezionista bambole, ho iniziato da ragazzina.
    Attratta dalla dolcezza e dalla tenerezza che mi suscitavano mi sono avvicinata quasi un po’ intimorita a queste bambole così realistiche.

    Poi la creatività mi ha spinto a volere provare io stessa a crearne per averne a disposizione di diversi tipi,un po’ per curiosità, un po’ per passione.
    Le realizzo ormai da molti anni e posso dire che per me è sempre stata una forma di antistress.
    La tenerezza che diffondo mi ha confortato in passaggi della vita emotivamente complicati.

    Mi colpisce molto quando scrive:
    “Il gioco della bambola ha sempre avuto la funzione di armonizzare le dinamiche interiori con le richieste della quotidianità, creando un contatto tra le parti adulte e le parti bambine e favorendo la cura del dolore che inevitabilmente accompagna la crescita.”

    La creazione di una bambola reborn richiede impegno, dedizione, un lavoro vero e proprio che spazia tra la creatività artistica, l’espressione di emozioni e il dovere fare i conti con la concretezza delle tecniche derivate dal mondo dell’ artiginato che consento la creazione tangibile di queste opere .

    Questi passaggi rappresentano per me, una forma di attenzione che riservo a queste bambole.
    Un momento di relax, di “decompressione” interiore, di distensione che mi concedo.

    Certo mi rendo conto che si tratti oggetti inanimati, che non necessitano di tutte le cure che richiede un bambino e ci mancherebbe ..
    Il confine tra realtà e finzione non è messo in discussione, ma noto che la cosa più preziosa che mi ritorna ogni volta che creo o che tengo in braccio una reborn è ancora una volta il senso di serenità …

  3. Salve Carla,

    Se dovessi ricordare due parole del tuo post sul blog sarebbe “realizzazione personale”.

    Come collezionista di bambole reborn, dare loro attenzione e tenerle in braccio mi permette di liberare il mio stress alla fine di una giornata di lavoro. Fanno parte del mio benessere quotidiano e mi danno equilibrio.

    Penso che questo sia vero anche per i bambini, poiché giocare con neonati realistici permette loro di sviluppare l’immaginazione, di applicare ciò che hanno imparato durante il giorno o di farli sentire responsabili 🙂

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