LA PSICOTERAPIA DEVE FARTI SENTIRE MEGLIO!

Oggi voglio sfatare sei luoghi comuni relativi alla psicoterapia. 

E mostravi i fraintendimenti più frequenti allo svolgimento di un corretto percorso terapeutico. 

Eccoli qui di seguito illustrati ad uno ad uno:

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1

LA PSICOTERAPIA… è un cammino doloroso

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La psicoterapia è un percorso di crescita personale e non un calvario.

Se al termine di una seduta non ci si sente meglio vuol dire che qualcosa non sta funzionando e molto probabilmente il terapeuta non sta lavorando bene.

Sì.

Il benessere del paziente al termine della seduta è una responsabilità del terapeuta.

E non del paziente.

Chi chiede aiuto lo fa perché è in difficoltà.

Certo, parlare delle cose che non funzionano significa aprire la consapevolezza al dolore.

Tuttavia, questa è soltanto una piccola parte del lavoro terapeutico.

La maggior parte della terapia riguarda la scoperta dei nessi nascosti, l’attivazione delle risorse sane, l’emergere di possibilità ancora inespresse e l’aprirsi di soluzioni nuove ai problemi di sempre.

La condivisione di sé, l’ascolto partecipe e la relazione (terapeutica) devono generare una visione più ampia delle cose e una sensazione di fiducia in se stessi e nella vita.

Se questo non succede… c’è qualcosa che non va.

Ed è molto importante che il paziente se ne renda conto.

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2

LA PSICOTERAPIA… dura sempre molto tempo

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La psicoterapia non ha una durata standard.

Il tempo della crescita personale dipende dagli obiettivi che si decide di raggiungere e dalla profondità degli argomenti trattati.

Sono convinta che la psicoterapia non sia una cura riservata a persone malate ma un percorso di accompagnamento in un momento di crescita interiore.

Perciò ogni situazione è diversa e la sua durata è variabile.

A volte può bastare una seduta.

A volte ci possono volere anni.

Ma SEMPRE chi segue questo percorso deve sentirsene avvantaggiato e arricchito.

A differenza di ogni altra terapia, nella psicoterapia l’ultima parola sul lavoro svolto spetta sempre al paziente.

È il paziente, infatti, che stabilisce l’intensità del proprio malessere e l’efficacia della cura.

Ogni persona è unica e speciale e detiene l’esclusiva della percezione di sé.

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3

IL TERAPEUTA… ascolta ma non dice nulla

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Quando il terapeuta ascolta senza mai intervenire, la psicoterapia non è una terapia ma soltanto un momento di sfogo.

Forse utile, ma non curativo.

Ciò che cura, infatti, non è parlare dei propri problemi davanti a un ascoltatore, anche se attento.

Il cambiamento è la conseguenza di un diverso modo di leggere gli avvenimenti.

E questo può avvenire soltanto grazie a un’interazione partecipe e attiva tra terapeuta e paziente.

L’ascolto è indispensabile in una fase di raccolta dati e permette allo specialista di calarsi nel mondo intimo di chi parla.

Tuttavia, è necessario uscire dalla visione del paziente e osservare da un altro punto di vista i nessi che legano gli avvenimenti ai vissuti interiori, lasciando affiorare nuove prospettive e nuove comprensioni.

Fino a permettere l’emergere delle paure negate, delle risorse inespresse, dei segreti indicibili e di tutto ciò che ha arrestato il naturale sviluppo del cambiamento.

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4

IL TERAPEUTA… dà buoni consigli

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I buoni consigli sono utili nelle relazioni amicali.

La psicoterapia è una relazione professionale e in quanto tale non prevede consigli ma è fatta di un dialogo (terapeutico) volto a far emergere risorse trasformative nella persona che chiede aiuto.

Uno psicoterapeuta competente ed efficace non suggerisce soluzioni ai problemi ma sa formulare le domande che aiutano il paziente a gestire la complessità interiore fino a trovare (da solo) le risposte che sta cercando.

Quando una persona si rivolge a uno specialista di solito ha già raccolto una gran quantità di buoni consigli dagli amici e da quanti gli vogliono bene.

Ma ha anche verificato che seguire le indicazioni degli altri non sempre basta per sentirsi meglio e uscire dalle difficoltà.

La psicoterapia è uno strumento che permette di scoprire anche i lati di sé meno appariscenti.

E questo diverso punto di vista su se stessi e sulle situazioni può emergere solo grazie a un lavoro interiore profondo e partecipe, in cui la persona che chiede aiuto è disposta a mettersi in gioco e il terapeuta è capace di calarsi con lei nel mondo intimo.

Non per guidarla nei sentieri della vita ma perché possa usare con maestria la sua personale bussola emotiva.

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5

IL TERAPEUTA… non ha problemi psicologici

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Chi di mestiere fa lo psicoterapeuta è una persona come tutte le altre, con problemi, difficoltà, ricordi, esperienze dolorose… e quello che di bello o di brutto appartiene alla vita.

Non è un guru, non è un illuminato, non è un santone e non ha la verità in tasca.

La differenza tra uno specialista della psiche e gli altri professionisti sta nel fatto che per svolgere bene il suo lavoro lo psicoterapeuta deve costantemente monitorare i propri vissuti interiori in modo che non interferiscano nelle relazioni con i pazienti.

La sua consapevolezza emotiva, infatti, è uno strumento indispensabile allo svolgimento della professione. 

Questo arricchisce l’esperienza psicologica e contribuisce a gestire un alto livello di complessità interiore.

Tuttavia, non significa affatto che uno psicoterapeuta non abbia dei problemi.

Le difficoltà emotive fanno parte dell’esistenza e perciò sono ineliminabili.

Affrontare cambiamenti, imprevisti, emozioni e situazioni difficili fa parte del percorso di crescita personale e ci accompagna sempre, a prescindere dalla professione che scegliamo di svolgere.

Ecco perché ogni psicoterapeuta deve affrontare le proprie difficoltà interiori come chiunque altro.

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6

LA PSICOTERAPIA… è la cura per chi ha qualche rotella fuori posto

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La psicoterapia è un cammino di crescita personale volto a fare emergere risorse ancora inespresse.

Chi chiede aiuto a un terapeuta di solito è una persona capace di mettersi in discussione, desiderosa di conoscersi più profondamente, sensibile e attenta alle relazioni con se stessa e con gli altri.

Chi davvero ha qualche rotella fuori posto non è capace di chiedere aiuto spontaneamente perché necessita di supporto e assistenza e perciò non può affrontare una psicoterapia.

Sono convinta che in un mondo gravemente malato di cinismo e indifferenza tanti uomini e donne sani e capaci si rivolgano a noi psicologi perché sentono il peso e l’impossibilità di conformarsi a uno stile di vita patologico, inadatto a rispecchiare la loro multiforme complessità interiore.

Carla Sale Musio

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