ANIMALI, SPIRITUALITÀ E CULTURA

Gli animali non abiurano l’appartenenza alla natura: ne fanno un cardine della loro cultura.

E possono arrivare anche ad estinguersi pur di non tradire gli equilibri dell’ecosistema in cui vivono.

Per le creature che noi definiamo arrogantemente bestie il contatto con la coscienza, intesa come Totalità Infinita, è una costante inscindibile della realtà.

Possiamo verificarlo quotidianamente osservando il loro modo di vivere e di affrontare la morte.

Tuttavia, per noi esseri umani oggi è molto difficile comprendere il sapere degli animali.

Il nostro cervello è capace di analizzare e sezionare ogni cosa… smarrendone il significato più ampio.

La civiltà ci ha trascinato dentro una patologia narcisistica chiamata antropocentrismo e questo ci priva dell’intelligenza emotiva necessaria a comprendere il valore profondo della vita.

Riteniamo di essere gli unici depositari della conoscenza, ma associamo l’intelligenza al predominio e ci arroghiamo prepotentemente il diritto di usare ogni altra forma di vita a nostro piacimento.

In questo modo abbiamo fatto crescere la violenza e la distruzione insieme alla paura della morte.

Affidarsi a un principio più grande della ragione (e dell’intelligenza logico matematica che caratterizza il pensiero umano) significa tollerare i limiti della nostra comprensione e riconoscere l’appartenenza a qualcosa di cui non possiamo il controllo.

Vuol dire arrendersi all’umiltà e coltivare l’ascolto interiore con la stessa dedizione riservata alla scoperta del mondo esteriore.

Gli animali fanno questo.

E perciò non riescono a prevedere la crudeltà degli uomini.

(Occorre conoscere a fondo la finzione per prevenire la cattiveria insita nei comportamenti della specie umana.)  

Gli uomini invece rifiutano di capire gli animali.

E forti di una presunzione auto conferita ritengono di essere gli unici depositari della verità.

Tuttavia la Totalità richiede la capacità di accogliere in sé i limiti della ragione insieme all’immensità che caratterizza la vita.

E per far questo è indispensabile mantenere un contatto con la natura e con la sua intelligenza volta a raggiungere l’equilibrio fra tutto ciò che è.

E non a favorire lo sfruttamento dei pochi sui molti.

Gli animali sono in contatto con la profondità della vita.

Non ne contestano i principi, non ne stravolgono le leggi, non amputano da sé l’ascolto del mondo emotivo.

Accolgono la vastità del creato, vi si adeguano e imparano a gestire le proprie risorse insieme alle emozioni.

Abbandonandosi alla Totalità possiedono un sapere che gli esseri umani non conoscono.

E in questo sono maestri di verità.

Tuttavia la loro conoscenza è evidente soltanto a chi si spoglia di quella patologica superiorità che distrugge e separa fino a rendere il mondo un inferno e la vita un carico di doveri senza senso.

Nelle città di cemento: gli uccelli sporcano, gli alberi disturbano, lo smog la fa da padrone e gli uomini sono schiavi di quei pezzi di carta colorati chiamati denaro, senza i quali non è possibile esistere.

Nel mondo naturale degli animali: nessuno lavora per vivere, non ci sono patologie psichiatriche, non si consultano gli esperti per sapere cosa pensare e l’esistenza è fatta di uno scambio continuo con le altre forme di vita.

Nelle città di cemento esistono: l’obesità, l’alcolismo, la tossicodipendenza, l’usura, lo sfruttamento e il suicidio.

Nel mondo naturale degli animali: si mangia quando si ha fame e ogni giorno si assapora il piacere di avere un corpo adatto a scoprire i doni che la natura elargisce gratuitamente.

Nelle città di cemento: si vive desiderando di morire e si muore senza comprenderne il perché.

Nel mondo naturale degli animali: i giorni sono fatti di entusiasmo e avventura, e durante la morte ci si abbandona alla vita e al suo più profondo significato.

Carla Sale Musio

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