LA DANZA

Trent’anni di assenza dal paese.

Adesso tornava, più ricco di quando era partito, ma la lontananza era stata dura.

All’inizio privazioni, diffidenze e la ricerca affannosa di un lavoro, anche pesante.

Spalle larghe e braccia robuste lo avevano aiutato, poi nel tempo aveva avviato un’attività con dei connazionali: un ristorante di buon cibo e prezzi onesti. 

Con la pazienza della sua indole e la serietà nel lavoro si era conquistato stima e rispetto.

Ma adesso aveva voglia di tornare e magari di ricominciare, anche se gli anni verdi erano lontani.

***

Molto tempo prima, al suo paese una ragazza gli aveva strappato il cuore: solo a vederla, perdeva il respiro e   quasi non riusciva a salutarla, quando le passava accanto. 

Lei era bellissima.

E povera.

Il proprietario delle vigne e dei terreni del paese la ricordava da bambina.

Ma quando la vide sbocciare, rimase anche lui senza fiato.

Non gli importò nulla della dote mancante e dei molti anni che gli pesavano sul capo.

La chiese in moglie e la bella accettò.

Poi vennero i figli e la famiglia crebbe placidamente, con la serenità che nasce dall’agiatezza e dai sentimenti pacati. 

L’affetto per il marito era un’oasi tranquilla, ma non aveva nulla della passione tormentosa che lei avrebbe desiderato. 

***

Era sposata da poco.

Il marito sarebbe mancato per qualche giorno: doveva visitare le proprietà e regolare rapporti a mezzadria, le aveva detto.

Lei passeggiava per il paese con delle amiche e vide da lontano quel ragazzo. 

Aveva capito da tempo la passione di lui: gli sguardi rapidi e folgoranti, gli sfioramenti leggeri, gli occhi fissi sulla bocca di lei, che tratteneva il respiro nel passargli accanto.

Poi la sera, lui oltre il cancello.

Era stato facile farlo entrare senza che nessuno vedesse: si celebrava la festa del santo patrono ed erano tutti in piazza.

Avrebbero festeggiato sino a tarda notte e lei, accusando un lieve malore, aveva annunciato che non li avrebbe raggiunti.

In quelle ore con lui, la passione che aveva solo immaginato.

Nei giorni successivi, ricordi, turbamenti, nostalgia.

Poi, al rientro del marito, la vita a due appena iniziata riprese a scorrere, quasi senza asprezze.

Il matrimonio era durato a lungo: il ricordo di quella colpa mai confessata l’aveva resa indulgente, tollerando gli sbalzi di umore e le tristezze del marito, così più anziano di lei.  

Ma avevano adorato i figli, belli come la madre.

Poi una malattia breve aveva piegato l’uomo: lei era rimasta vedova.

E ricca.

Non era più giovane, ma conservava ancora qualche bellezza.

La consolava sentirsi lontana dalle insidie d’amore: le sole passioni erano i figli, i nipoti e gli animali a cui badava.

Talvolta avveniva che, sapendo delle sue ricchezze e della sua dolcezza, ignoti le abbandonassero cuccioli in giardino.

Li accoglieva tutti, questi esseri, e li curava teneramente, pensando a quanti volti può avere l’amore.

Quindi teneva con sé gatti, cani, uccellini feriti e strappati alla morte, maiali nati da poco, che allevatori sensibili le regalavano, trovandoli così belli da impedirsi di ucciderli, cavalli feriti e destinati a morire, perché ormai non potevano gareggiare in corse e tornei. 

La sua ricchezza voleva usarla così, per fare del bene.

E non solo agli animali: infatti molti le rendevano grazie, tra i poveri del paese.

Talvolta le capitava di ricordare quelle lontane ore di passione giovane e colpevole.

Sentiva tenerezza per se stessa, così inerme e sventata, come sono i ragazzi.

Poi ricordava il calore di lui.

E il modo innocente in cui si era dato.

***

La festa del santo patrono: da tempo si organizzavano le celebrazioni.

Poi il giorno atteso: la messa, la cena nelle strade su tavoli lunghi e affollati, i balli in piazza.

Gli abitanti c’erano proprio tutti: gli adulti si salutavano, ridevano e parlavano; i bambini si abbandonavano a corse sfrenate, la processione si snodava lenta, tra preghiere, promesse e ringraziamenti solenni.

Poi la musica, allegra e potente.

Le donne sedute in cerchio, gli uomini che si offrivano per invitarle a danzare.

Avanzando lentamente tra la folla, lui si diresse verso la donna bella e anziana seduta accanto ai nipoti, che le chiedevano di poter giocare. 

“Andate”, rispose la donna.

“Ma non allontanatevi”.

Lui aspettò che i bambini sparissero dietro l’angolo, poi le si parò davanti.

Era ancora alto e vigoroso: i capelli grigi di lui non le impedirono di riconoscerlo.

Il leggero inchino dell’uomo nell’invitarla a danzare la emozionò.

Gli porse la mano che lui strinse appena: e cominciarono a ballare.

Il ricordo lontano si rinnovò all’improvviso.

“Abbiamo ancora tempo”, l’uomo disse.

E per lei fu semplice seguire quei passi di danza.

Come un’allieva incerta si affida senza timore al suo maestro.

Gloria Lai

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Opera tutelata da Patamu.com  con il  n° 117939 del 15/1/2020

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