Ott
29
2019

Cambiare alimentazione non significa soltanto abbandonare vecchi schemi alimentari inadeguati.
Modificare le proprie scelte nutrizionali vuol dire aprirsi a un concetto nuovo della salute.
Qualcosa che va oltre le medicine, gli integratori, le carenze o le intolleranze e permette di ricongiungersi con la natura e con la sua vitalità.
Esiste una realtà più armonica, più semplice e più naturale delle merende, dei pranzi, delle cene, degli spuntini, degli aperitivi e di tutti quei “deliziosi” cibi tossici che ingeriamo senza scrupoli (nascosti dietro al pretesto che per vivere sia indispensabile mangiare).

In natura gli animali non consultano esperti, specialisti, dietologi o nutrizionisti.
Le altre specie seguono un sentire in grado di guidarle verso scelte adeguate ai bisogni della vitalità e capaci di non appesantire l’organismo con sostanze inutili e dannose.
Mangiare è un piacere occasionale e non lo scopo della vita (come sembra sostenere la specie umana).
Tanti animali preferiscono lasciarsi morire negli zoo, nonostante abbiano a disposizione tutto il cibo che vogliono.
Vivere non significa sollecitare compulsivamente il piacere del palato.
Vivere è realizzare se stessi, esprimere i propri talenti, dare spazio alla creatività e condividere i doni di questa avventura.
L’esistenza è un percorso volto a far emergere le risorse interiori di ciascuno.
E non la ricerca affannosa di sapori sempre nuovi.
Mangiare dovrebbe essere un piacere uguale a tanti altri.
Per sentirsi bene e in salute occorre muoversi, esplorare, giocare, amare, conoscersi, riposare… e abbandonarsi a qualcosa di più grande e sconosciuto.
Perché la vita è fatta di imprevisti, di cambiamenti e di scoperte che mettono continuamente in discussione le nostre acquisizioni.
Per vivere bene è indispensabile coltivare l’umiltà e la fiducia in un potere più grande, elevato e prodigioso, della mente umana.
Affidarsi alla spiritualità interiore e ascoltarne la voce dentro di sé è il presupposto di ogni trasformazione.
Soprattutto alimentare.

Mangiare per vivere (e non vivere per mangiare) significa affidarsi a qualcosa che sta oltre i limiti della ragione.
Qualcosa che trascende i sensi e la sopravvivenza perché sottende la vita stessa e la produce.
L’origine di tutte le cose è da sempre un enigma.
Anche per la scienza.
Riconoscere l’esistenza di un principio divino interiore oltrepassa le ristrettezze della logica umana e permette di aprirsi alla vastità della creazione accogliendone la grandezza.
Senza identificarsi.
Senza cadere vittime di un patologico egocentrismo.
Senza dimenticare la dimensione umana e la propria piccola parte in una Totalità infinitamente più grande.
Quando decidiamo di trasformare il nostro modo di nutrirci possiamo combattere la dipendenza dal cibo con la determinazione, la volontà e la disciplina.
Tuttavia questo difficilmente basterà a farci raggiungere un risultato soddisfacente e duraturo.
Affidarsi all’immensità della vita e accettarne la profonda saggezza dentro di sé apre il cuore a un sentire in contatto con la natura e con i suoi ritmi.
Quei ritmi che abbiamo perduto nella corsa sfrenata verso la civiltà.
E fatichiamo a riconoscere e ascoltare.
La bulimia sociale che ammala le nostre vite (e sta distruggendo inesorabilmente il pianeta) può essere sconfitta solamente grazie a un rispetto profondo e sincero per la natura e per la sua intrinseca verità.
Solo ripristinando il ritmo naturale delle giornate potremo ritrovare il senso di un nutrimento sano e costruire un modo nuovo di alimentare noi stessi, fatto di luce e buio, aria fresca e sole, gioco, silenzio, ritmo, creatività, avventura, energia e riposo.
Carla Sale Musio

Tags: alimentazione, droghe legali, libri, spiritualità
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