I BISOGNI E LE ASPETTATIVE DEI BAMBINI

I bambini arrivano dal mondo dell’infinito, dal Tutto che dà forma alla Vita.

E portano con sé quella percezione di pienezza che caratterizza le dimensioni interiori della coscienza.

La nascita li costringe bruscamente a fare i conti con la parcellizzazione dell’esistenza.

Dall’immensità devono spostarsi nella dualità, imparando a distinguere l’io dal tu: gli opposti che modellano le cose così come le sperimentiamo su questo piano di realtà.

In loro è ancora presente l’idea di una Onnipotenza cui nulla è precluso.

Questa visione imbevuta di Totalità condiziona la comprensione rendendoli fiduciosi nell’esistenza di Qualcuno in grado di prendersi cura di ogni loro necessità: Totalmente e Perfettamente.

Qualcuno capace di anticiparne i bisogni, di assisterli nelle difficoltà e di lasciarli liberi al momento opportuno.

Qualcuno pronto a intervenire e a farsi da parte a seconda delle circostanze.

Qualcuno disposto a sacrificarsi per il loro benessere e a gioire di tutti i loro successi.

Qualcuno più forte, più grande e più saggio ma anche umile, discreto e rispettoso.

Poi identificano questo Qualcuno con le persone che si prendono cura di loro.

E perciò solitamente con i genitori.

Dalla sovrapposizione dei codici della coscienza infinita con quelli della coscienza parcellizzata prende forma la maggior parte della sofferenza psicologica e del dolore che esiste nel mondo.

La coscienza, infatti, si estende su dimensioni differenti: materiali e immateriali.

Nel mondo immateriale della Totalità, dei sentimenti e dell’intimità con se stessi non ci sono confini, spazio, tempo e polarità.

Tutto esiste in un eterno sempre.

Difficile da tollerare per la mente razionale.

Nel mondo materiale (che di solito chiamiamo realtà) le cose hanno un opposto e si definiscono in base all’individualità che ne traccia i contorni rendendole diverse le une dalle altre.

Qui troviamo il desiderio, l’attesa, la distanza, la fatica e il piacere.

Per i bambini passare dalla dimensione infinita a quella materiale non è facile.

La loro psiche ancora immatura tende a sovrapporre i codici dell’una sull’altra, creando spesso confusione e dolore.

Soltanto negli ultimi decenni la psicologia e la pedagogia hanno evidenziato le caratteristiche del mondo infantile, sottolineando come i più piccini non siano adulti in miniatura ma persone con un’espressione emotiva diversa, bisognose di attenzioni e cure in armonia con il percorso della crescita.

I piccoli hanno desideri e aspettative differenti da quelle dei grandi.

Devono scoprire come funziona questa dimensione materiale e abituarsi a vivere nella dualità, conciliando il bene e il male e imparando a gestirli in se stessi.

In questo percorso di apprendimento mamma e papà hanno il compito di aiutarli a esplorare e armonizzare le tante sfaccettature della vita.

Ma cosa succede davanti all’aspettativa magica che i bambini nutrono nei loro confronti?

Come reagiscono gli adulti all’attesa infantile della loro Onnipotenza?

La lusinga è difficile da gestire.

Sentiamo il bisogno di rispondere adeguatamente alle aspettative dei nostri figli e cerchiamo di incarnare la perfezione e le capacità che loro cercano in noi.

È difficile ammettere la fragilità, le paure, l’insicurezza e quella sensazione di impotenza che accompagna il compito dei genitori.

Troppo spesso evitiamo di riconoscere i nostri sbagli e coltiviamo la pretesa di un’onniscienza impossibile da raggiungere.

Tuttavia, nascondere l’incapacità dietro una maschera di sicumera impedisce la costruzione di una relazione adeguata tra adulti e bambini.

E genera incomprensioni e sofferenza.

Fingere di essere ciò che non siamo ci rende ancora più fragili e permette ai piccoli di credere in un aiuto esterno miracoloso e fuorviante.

La crescita passa attraverso una progressiva assunzione di responsabilità e una presa in carico di se stessi e del mondo.

Solo una profonda conoscenza di sé permette di vivere relazioni sane, appropriate e durature.

Infatti, la condivisione e l’accettazione degli altri prendono forma dall’ascolto delle rispettive verità.

In quella pluralità di vedute senza giudizio e senza censure si costruiscono la fratellanza, la cooperazione e l’accoglienza di ogni forma di vita.

I piccoli hanno bisogno di comprendere la complessità e la frammentazione che caratterizza il mondo in cui viviamo.

Arrivano da un’immensità di cui portano ancora i codici nel cuore.

E il compito dei genitori è quello di aiutarli a fare esperienza di sé e della propria intima verità.

Un compito che abbiamo disatteso troppo spesso con noi stessi e per questo non riusciamo a porgere ai nostri figli.

Crediamo impropriamente che la vita sia contenuta tutta nella concretezza e trascuriamo la conoscenza dell’immaterialità che ci caratterizza e appartiene al mondo dei sentimenti.

Questo rende difficile comprendere la psiche dei bambini e accogliere il dono della loro fragilità senza lasciarsi sedurre da quell’Onnipotenza che si aspettano da noi.

I cuccioli hanno bisogno di adulti capaci di umiltà.

Perché devono assumersi la responsabilità di se stessi per imparare a muoversi in questa dimensione.

La soggettività è difficile da tollerare e da gestire e il bisogno di ricevere amore spinge a conformarsi a modelli preformati da altri.

I genitori fanno fatica a seguire i giovani senza erigersi a unici depositari della conoscenza.

Sono ancora bambini anche gli adulti.

E spesso le parti infantili spingono a cercare nei figli le gratificazioni necessarie a risolvere un’infanzia difficile.

Accogliere i bisogni dei bambini significa ammettere di non poterli mai soddisfare del tutto, tollerando il peso della propria impotenza.

Il più grande bisogno dei piccoli è comprendere se stessi.

Senza aspettarsi da nessuno la Perfezione che appartiene all’Infinito.

Carla Sale Musio

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