COME SFUGGIRE DA SE STESSI … e fingere di vivere felici e contenti!

Per far fronte alle difficoltà della vita, la psiche dei bambini utilizza due meccanismi di difesa fondamentali: la proiezione e la rimozione.

La proiezione ci permette di proiettare al di fuori di noi tutto quello che riteniamo brutto o sbagliato nel nostro mondo interiore, e di combatterlo all’esterno come se non ci appartenesse.

La rimozione fa sì che le cose che non ci piacciono spariscano dalla nostra consapevolezza per essere archiviate in una memoria criptata e remota, nascosta in fondo all’inconscio.

Memoria della quale perdiamo rapidamente le tracce, in modo da non appesantire la coscienza con ricordi dolorosi o sgradevoli.

Questi due meccanismi si formano molto presto durante l’infanzia e rimangono attivi anche nell’età adulta, preservando la vita cosciente da confronti e verità spiacevoli.

Grazie alla rimozione possiamo fare pulizia nel mondo interno e cancellare le tracce di traumi, dolori, dispiaceri, affronti, umiliazioni e altre cose fastidiose che, altrimenti, non ci permetterebbero di affrontare la vita con la necessaria fiducia e determinazione.

Grazie alla proiezione proiettiamo tutto quello che non approviamo in noi stessi, su qualcosa o qualcuno che ne evoca il ricordo e poi, proprio come in un film, viviamo le emozioni adeguate a quei comportamenti in un contesto che, apparentemente, non ci appartiene e che, perciò, non ci costringe a mettere in discussione il nostro modo di essere.

Rimozione e proiezione servono a creare stabilità nella psiche per permetterci di affrontare la vita con maggiore sicurezza ma, spesso, finiscono col prenderci la mano, portandoci ad abusarne pur di non affrontare i cambiamenti necessari a crescere e creando più problemi che soluzioni.

Il bisogno di stabilità, infatti, può diventare un limite che ostacola il naturale flusso di cambiamento e irrigidisce i comportamenti dentro soluzioni inappropriate al momento presente.

Cambiare e assecondare il flusso della vita sono aspetti imprescindibili del benessere e della salute mentale, e intestardirsi a voler mantenere inalterato lo status quo spesso comporta molta sofferenza.

Una sana capacità di osservare il fluire delle emozioni e l’alternarsi dei tanti sé diversi che popolano il nostro mondo interiore, è il presupposto indispensabile per un’esistenza ricca di significato.

Tutto ciò che nascondiamo a noi stessi o proiettiamo all’esterno, non ci permette di accedere alla totalità della nostra ricchezza interiore e, nel tempo, mina la sicurezza e la fiducia nella vita, provocando un senso d’inadeguatezza o di paura, in antitesi con una sana autostima.

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STORIE DI PROIEZIONI E RIMOZIONI

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Serena è la più piccola di cinque figli e da bambina ha trascorso tanto tempo a casa della nonna, mentre i suoi genitori erano al lavoro e i suoi fratelli a scuola.

È lì che, per anni, ha dovuto subire le attenzioni sessuali di un vicino di casa che, per evitare di essere scoperto, la minacciava severamente, incutendole una grande paura.

Piena di angoscia, Serena ha tenuto per sé il racconto di quei fatti terribili e, crescendo la rimozione la aiuta a dimenticare il dolore e la vergogna, mescolando i ricordi traumatici con le scene felici della sua infanzia, fino a portarla a vivere una fobia inspiegabile per gli uomini con la barba.

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Da piccolo Martino è stato picchiato e umiliato tante volte.

La violenza ha fatto parte della sua vita sin dai primi momenti e, crescendo, ha imparato a sfuggire la fragilità e le paure, identificandosi con chi è forte.

Per salvarsi dal dolore e dalle umiliazioni, Martino, che oggi ha diciotto anni, rimuove costantemente il ricordo delle sue sofferenze infantili e proietta l’emotività, che nega in se stesso, su chiunque gli appaia più debole, attaccandolo e deridendolo.

La percezione della forza fisica gli permette di cancellare dalla memoria le scene drammatiche dell’infanzia, mentre la proiezione della debolezza lo fa sentire libero dalla paura.

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Giuseppe proviene da una famiglia patriarcale, in cui essere fisicamente forti e virili è il requisito indispensabile per far parte del mondo ma, essendo stato un bambino mingherlino e cagionevole di salute, ha vissuto spesso la dolorosa sensazione di essere un uomo a metà.

Per compensare la debolezza del fisico ha conquistato un grande potere intellettuale, scegliendo di fare il medico e sentendosi padrone della vita e della morte.

Negli ultimi tempi, però, il coinvolgimento emotivo per un suo collega ha riaperto l’antica ferita e quel sentimento tenero, considerato illecito dalla sua famiglia di origine, ha nuovamente minato in lui la sicurezza e la virilità.

Per proteggersi dai ricordi di un’infanzia vissuta all’insegna di valori maschili eccessivamente rigidi, Giuseppe proietta fuori di sé il suo desiderio affettivo ed erotico, combattendo apertamente una battaglia contro gli omosessuali e proclamando il valore della famiglia eterosessuale, l’unica degna di riconoscimento da parte del suo patriarca interiore.

Carla Sale Musio

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