INCONTRARSI DOPO LA MORTE

Quando il corpo fisico non c’è più ciò che resta è soltanto l’amore, che diventa più intenso a mano a mano che la capacità di amare evolve nelle dimensioni intangibili della coscienza.

Il nostro coinvolgimento profondo, infatti, è un’energia che oltrepassa la realtà materiale e si estende nell’immensità dell’esistenza.

Senza limiti.

Crediamo che la coscienza sia circoscritta alle percezioni fisiche e facciamo fatica a comprendere una realtà formata soltanto da emozioni.

La cultura dell’indifferenza e della materialità in cui viviamo ci ha portati a dimenticare che, insieme alla nostra rassicurante fisicità, esiste una dimensione fatta di vissuti privi di densità ma reali e importanti ai fini della salute, del benessere e della crescita interiore.

Una dimensione che appartiene alla coscienza e che è indispensabile conoscere per poter incontrare le persone che non hanno più il corpo.

Le emozioni hanno una componente somatica (battito cardiaco, sudorazione, contrazioni muscolari, risate, lacrime…) che ci permette di riconoscerne gli effetti nella materia ma, insieme a questi aspetti concreti, possiedono anche una realtà interiore priva di fisicità e altrettanto importante.

Per rendercene conto basta pensare ai momenti in cui ci siamo sentiti profondamente coinvolti: uno sguardo pieno d’amore, il sorriso di un bambino, la delusione conseguente a un insuccesso, la paura di essere abbandonati, la rabbia davanti alla prepotenza…

Sarebbe riduttivo e poco realistico limitare queste esperienze alle loro manifestazioni fisiche!

Le emozioni sono molto più che un insieme di percezioni corporee.

Sono la chiave che dalla concretezza della quotidianità consente di accedere all’immensità dell’esistenza.

Dopo la morte del corpo, la vita affettiva acquista maggiore pregnanza e diventa il canale che ci permette di incontrare ancora le persone che abbiamo amato.

È grazie alle sensazioni interiori, infatti, che è possibile stabilire un contatto con chi ha lasciato il corpo e ricreare l’intimità e l’unione vissute durante la vita materiale.

Le comunicazioni tra chi ha ancora un corpo e chi invece non lo possiede più sono possibili e frequenti, ma per ottenerle è necessario accettare l’evoluzione che i nostri cari sperimentano nell’immaterialità.

Dopo la morte del corpo oltre alla fisicità si abbandona anche la personalità, cioè quell’insieme di atteggiamenti e comportamenti che ci caratterizzano e sono strettamente intrecciati alla corporeità.

Ciò che rimane è la sapienza acquisita grazie alle esperienze interiori, una saggezza capace di aiutarci a cogliere il senso profondo della vita, oltre le apparenze materiali.

Quando il corpo non c’è più, la comprensione emotiva (finalmente libera dalle zavorre della fisicità) può dispiegare tutto il suo potenziale, permettendo al coinvolgimento di manifestarsi.

E, per chi ancora possiede un corpo, diventa possibile ritrovare coloro che si sono spostati nelle dimensioni immateriali, incontrandoli nel proprio mondo interiore.

Le emozioni danno forma al linguaggio che permette questi dialoghi, un codice fatto di sensazioni intime, vive e pulsanti, che rimane attivo anche dopo la morte.

L’amore diventa un’antenna capace di captare la presenza di chi abbiamo amato e garantire la comunicazione.

Si tratta di contatti che avvengono unicamente nel mondo interiore ma che possiedono una profonda autenticità.

Le esperienze emotive, infatti, si verificano dentro una dimensione immateriale della coscienza e perciò non si possono riprodurre, standardizzare, quantificare o misurare.

L’amore è un fenomeno soggettivo.

Ma questo non ne scalfisce l’importanza.

Ognuno può affermare con sicurezza di essere stato innamorato, anche senza bisogno di prove ottenute in laboratorio e di conferme da parte degli scienziati!

Dopo la morte la capacità di amare si sviluppa e prosegue il percorso di crescita iniziato durante la vita fisica.

I nostri cari nella dimensione immateriale, perciò, non rimangono sempre uguali a come li abbiamo conosciuti quando ancora avevano il corpo, ma cambiano, crescono e diventano migliori.

Proprio come nel mondo della materia i bambini diventano adulti.

La crescita psicologica non finisce mai e, quando abbandoniamo la fisicità, prosegue nelle profondità più rarefatte dell’esistenza.

I nostri cari disincarnati spesso manifestano una saggezza e un’amorevolezza diverse rispetto a quando erano in vita, e questo può disorientarci e rendere difficile il riconoscimento e i colloqui.

Occorre abbandonarsi con fiducia all’esperienza dell’incontro, lasciando da parte il giudizio e accogliendo il contatto affettivo senza aspettative, con la curiosità e l’ingenuità che hanno i bambini.

Chi non possiede più il corpo è desideroso di condividere la propria esperienza immateriale, e sussurra nella nostra coscienza la sua nuova consapevolezza della realtà.

È una comunicazione fatta di sensazioni intime, d’immagini e di comprensioni telepatiche che trovano una coerenza logica soltanto nel tempo, quando la nostra percezione (razionale e intrisa di materialità) riesce a tradurle in parole senza deformarne il senso.

Non sempre è facile comprendersi e attribuire autenticità a questi dialoghi che non siamo abituati a identificare e ad ammettere.

È un cammino nuovo che occorre imparare a riconoscere e permette di affrontare la morte con una diversa apertura, sfatando il mostro dell’annientamento e restituendo all’amore la sua giusta importanza nell’esperienza della vita. 

La morte è soltanto un passaggio evolutivo in dimensioni nuove della coscienza.

Carla Sale Musio

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