MARITO E MOGLIE? OGNUNO A CASA SUA

Quando un rapporto di coppia funziona, la tradizione vuole che i partner, presto o tardi, decidano di mettere su casa insieme. 

La convivenza è considerata il fondamento di una buona unione coniugale, la prova del nove per verificare la solidità e la capacità di condividersi.

Scegliendo la coabitazione, infatti, si passa dalla vita da fidanzati alla vita matrimoniale, anche quando i riti (religiosi o legali) non sono stati celebrati.

Ma vivere insieme è davvero un passo indispensabile per cementare l’amore coniugale?

Non tutte le coppie sono d’accordo.

E, se la maggior parte ritiene che la convivenza sia il momento clou di un rapporto amoroso, alcune preferiscono conservare l’autonomia, nonostante il legame profondo e duraturo che le unisce.

O, forse, proprio per onorare la loro intimità.

La decisione di vivere in case separate, infatti, oltre a valorizzare il bisogno di libertà di ciascuno coltiva la freschezza e la reciprocità dell’amore.

Così, mentre la convivenza azzera la privacy tra i coniugi, costringendoli a condividere ogni momento della quotidianità, abitare ciascuno in una casa propria permette di scegliere quando dedicarsi a se stessi e quando incontrare il partner, e fa sì che il tempo della coppia diventi un tempo prezioso, invece che l’inevitabile conseguenza dell’abitare i medesimi spazi.

Vivere in abitazioni separate permette di gestire la casa secondo i propri criteri e il proprio gusto, trasformandola in un luogo personale e intimo dove isolarsi e accogliere l’altro senza delegare a nessuno le responsabilità della solitudine o dell’incontro.

A casa propria ognuno è costretto a occuparsi di quanto è indispensabile per la sopravvivenza.

Bisogna fare le pulizie, pagare le bollette, scegliere gli arredi, decidere cosa e quando mangiare, dove e quanto dormire… e diventa impossibile attribuire all’altro l’onere delle proprie scelte di vita.

Ognuno decide per sé.

Non si DEVE fare tutto insieme ma si può scegliere di mangiare insieme, di dormire insieme, di fare l’amore o di incontrare gli amici, rispettando l’individualità e l’autonomia, propria e del partner.

Chi preferisce questo stile di vita, di solito ha già sperimentato la coabitazione e ne ha verificato il limite sulla propria pelle.

Nella convivenza, infatti, un pericoloso annientamento dell’autonomia individuale minaccia costantemente il legame (e la crescita psicologica), rendendo difficile valutare se si sta insieme per amore o per abitudine.

La scelta di abitare in case separate non è, quindi, una scelta di comodo o, peggio, una fuga dall’intimità ma, al contrario, una possibilità (matura e consapevole) di coltivare la reciprocità nel rapporto di coppia, evitando l’evasione dalle responsabilità insieme alle trappole dell’abitudine.

E questo anche quando ci sono dei figli.

I bambini, infatti, vivono con partecipazione e con divertimento la casa del papà e la casa della mamma, e imparano a conoscere modi diversi per fare le cose e affrontare la vita di tutti i giorni.

Proprio come i figli dei genitori separati, anche i figli delle coppie che non vivono insieme conoscono una maggiore ricchezza di possibilità espressive e godono di un rapporto esclusivo sia con la mamma che con il papà.

Liberi dalla pretesa di avere genitori monoblocco, privi di autonomia e di una personale filosofia di vita, questi bambini imparano a comportarsi in modi conformi alle esigenze di ciascuno e acquisiscono, insieme all’unione familiare, anche la libertà e l’indipendenza.

Ciò che cementa una famiglia, infatti, non è la convivenza ma la capacità di volersi bene senza possesso.

Con rispetto, dedizione e reciprocità.

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“OGGI DORMIAMO DA TE O DA ME?”

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Maurizio e Valentina si sono conosciuti da grandi.

Entrambi hanno alle spalle un matrimonio fallito.

Entrambi hanno vissuto con dolore la separazione.

Entrambi hanno dovuto riorganizzarsi una nuova vita, single.

Quando scoprono di essersi innamorati le ferite del passato sono ancora brucianti e li spingono a una riflessione profonda sul significato dell’amore e della convivenza.

Il desiderio di trascorrere insieme la vita è forte e l’entusiasmo li sprona a ricominciare tutto da capo… ma la saggezza, maturata con la sofferenza e con l’esperienza, li spinge a compiere una scelta nuova.

Così, dando fondo ai loro risparmi acquistano due appartamentini adiacenti.

La casa di Maurizio e la casa di Valentina.

Due abitazioni piccole ma essenziali, accoglienti, intime e… ricche di opportunità, proprio come l’amore che li unisce.

In questo modo, ognuno potrà continuare ad assaporare la propria indipendenza insieme alla possibilità di trascorrere il tempo insieme.

E se, in futuro, si stancheranno di quest’autonomia, potranno aprire una porta nel muro di confine tra le case e fondere i due appartamenti in un unico spazio comune.

*  *  *

Quando Cinzia conosce Daniele è reduce da una storia che ha logorato la sua autostima e la sua indipendenza.

Infatti, nel tentativo di essere la ragazza giusta per il suo partner, ha smesso di ascoltare se stessa e i suoi bisogni sentendosi costantemente inadeguata e sola.

Con Daniele nasce subito un sentimento tenero e coinvolgente tuttavia, per paura di ripetere gli errori del passato, Cinzia mette immediatamente sul piatto il suo bisogno di libertà e di indipendenza.

In cuor suo si aspetta il peggio… ma Daniele è incuriosito dalle sue scelte anticonvenzionali e  si dichiara pronto a mettersi in gioco, nonostante le diversità che esistono tra loro.

Per entrambi la comprensione e la sincerità sono i valori più importanti e su queste basi germoglia un amore profondo.

Quando verificano nel tempo la solidità della loro relazione decidono di mettere su casa insieme.

Naturalmente ognuno la sua.

Così, Daniele acquista un grande appartamento dove ospitare Cinzia e all’occorrenza anche gli amici.

Cinzia, invece, compra per sé una mansarda, intima e riservata, in cui rifugiarsi quando il bisogno di solitudine si fa sentire.

Insieme selezionano i mobili e gli arredi, e insieme comunicano ai parenti le loro scelte di vita.

Compreso quella di avere un bambino.

Gli amici li osservano sorpresi, ma la complicità che esiste tra loro due non lascia dubbi, e infine anche i più scettici sono costretti ad arrendersi davanti alla profondità dei sentimenti che li uniscono.

*  *  *

Matteo ha due case.

La casa della mamma è a un passo dalla scuola e proprio di fronte a quella del suo compagno di banco.

La casa del papà, invece, è in campagna, in mezzo al verde e con tanti animali.

Il padre e la madre di Matteo hanno deciso di abitare in due case diverse, una in città e una in campagna, perché la mamma ha aperto un negozio di alimenti biologici e il papà invece gestisce un’azienda agricola.

Durante la settimana capita spesso che il papà venga a trovare la mamma e Matteo, e anche che si fermi a cena o a dormire, mentre nel fine settimana, o quando la scuola è chiusa, Matteo preferisce stare in campagna, dove spesso invita i suoi amici e dove, finalmente, può fare tutte le cose che in città non si possono fare, come arrampicarsi sugli alberi, giocare con la terra, andare in bicicletta, raccogliere bacche, fiori e frutti, costruire casette con rami secchi e pietre, occuparsi degli animali, eccetera…

Carla Sale Musio

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