io non sono normale: AMO IL MIO LAVORO

 

Per molti il lavoro è soltanto uno strumento necessario alla sopravvivenza.

Arrivare alla fine del mese e intascare lo stipendio, costituisce l’unico obiettivo di tante fatiche e sacrifici quotidiani, la molla che spinge a buttarsi giù dal letto la mattina, a sopportare gerarchie e umiliazioni, a svolgere mansioni spesso incomprensibili.

Lavorare permette di avere i soldi.

E i soldi sono indispensabili per comprare le cose che ci servono per vivere, o che ci piacciono.

A molti non interessa che cosa si debba fare per ottenerli.

Importa avere la certezza di incassare quel tanto tutti i mesi, punto e basta.

 

La crisi che stiamo attraversando non fa che aggravare questa situazione d’indifferenza creativa e personale, e ha reso la possibilità di lavorare una fortuna talmente ambita che la tipologia del lavoro da svolgere passa in secondo piano.

L’importante è avere un lavoro.

Che tipo di lavoro… non fa differenza.

L’equazione LAVORO = SOLDI ha la priorità assoluta nella mente della maggior parte delle persone, e diventa una meta da raggiungere anche a costo di sacrificare le proprie capacità, se questo è necessario per conformarsi alle richieste del mercato.

“Vorrei fare il musicista ma, si sa, il mio è un sogno impossibile…”

“Mi sarebbe piaciuto essere un medico ma, per avere un po’ di soldi subito, ho preferito lavorare in fabbrica.”

“Non mi piace cucire, ci vogliono occhi buoni e troppa pazienza! Solo che non c’era di meglio e mi sono dovuta adattare a fare la sarta.”

Queste e altre considerazioni fanno riflettere.

Rinunciare alle inclinazioni, ai sogni e alle ambizioni individuali, per vendere i propri servizi al miglior offerente è una scelta che ha un costo psicologico molto elevato.

Svolgere un lavoro senza considerare il bisogno di realizzare le proprie capacità e inclinazioni, costringe ad accettare una sorta di prostituzione emozionale in cui, in cambio dei soldi, si finisce per fare anche le cose che non si vorrebbero fare.

Il nostro stile di vita trova logico tutto questo.

“Si deve pur vivere in qualche modo e senza i soldi come si fa?!”

Però, questa prostituzione emozionale obbliga la psiche a farsi piacere scelte di vita che non permettono l’espressione delle attitudini individuali e deforma l’ascolto dei bisogni interiori, costringendo la mente a omologarsi a comportamenti imposti e perciò privi di entusiasmo e di creatività.

Prende forma così una sorta di eutanasia emotiva, radice nascosta della depressione, degli attacchi di panico e di un segreto e subdolo suicidio interiore, causa di tante malattie inspiegabili e, ahimè, sempre più frequenti.

La salute mentale, infatti, prevede che ognuno esprima le proprie capacità, realizzando qualcosa da condividere insieme con gli altri.

Qualcosa che ha spontaneamente la finalità di soddisfare un bisogno creativo e che aggiunge alla vita un’espressione nuova.

Ognuno di noi è venuto a portare in dono al mondo i propri talenti individuali.

Le caratteristiche espressive sono tatuate nel nostro DNA e cercano costantemente il modo di realizzarsi in scelte e comportamenti a vantaggio di chi ne è portatore e della comunità.

Il senso di efficacia personale è uno dei requisiti più importanti della salute.

Quando non possiamo raggiungerlo e manifestarlo nella nostra quotidianità, spalanchiamo la porta alla depressione paralizzando la fiducia e l’autostima.

Così, chi sceglie un lavoro, a prescindere dalle proprie inclinazioni, sceglie anche di precludersi la possibilità di un futuro sereno.

Perché con i soldi non si riuscirà mai a comprare la soddisfazione e la realizzazione che derivano dall’esprimere le proprie attitudini in ciò che si fa per la maggior parte del tempo.

L’aumento delle malattie autoimmuni ha un’importante origine psicologica proprio in questa pericolosa mancanza di realizzazione personale.

Il sistema immunitario, infatti, impazzisce aggredendo se stesso quando l’organismo non può seguire il suo naturale percorso di sviluppo ed è costretto a combattere le sue naturali inclinazioni per adeguarsi a modelli scelti da altri.

(Se fingo di essere quello che non sono, è difficile che il mio sistema immunitario possa distinguere i nemici dagli amici e nell’enigma, diventato irrisolvibile, attaccherà tutto ciò che incontra senza chiedersi più a chi appartiene).

Oltre ad essere una fonte di guadagno, il lavoro è l’attività principale di una persona, il mezzo che consente di esprimere le abilità, le idee e il desiderio di stare con gli altri.

(Ne sono prova evidente i tanti casi di suicidio e depressione, conseguenti al pensionamento).

Reprimere questa espressione vitale della socialità e della condivisione di se stessi, annienta l’autostima e rende le persone schiave di un mondo privo di umanità e di significato, generando l’insorgere di molte patologie, dapprima psicologiche e in seguito fisiche.

Il corpo, infatti, subisce l’influenza dei pensieri e si adegua ai messaggi della psiche, combattendo o accogliendo le malattie.

A volte inseguire un sogno può sembrare un’utopia, l’abbaglio di una mente immatura e priva di senso pratico, ma chi ha osato sfidare il pregiudizio, camminando sul filo della propria emozione, ci mostra la possibilità di conquistare una nuova autonomia e ci insegna a realizzare una migliore qualità della vita.

Forse i telegiornali non ne parlano ma, se ci guardiamo intorno, possiamo scorgere tante piccole luci che illuminano il buio della crisi e seguire l’esempio di quanti non si sono lasciati corrompere, vendendo la propria anima alle leggi del mercato, ma hanno scelto di credere in se stessi, affrontando con determinazione le difficoltà, fino a far diventare i sogni: una fonte di guadagno. 

La loro vita ci indica una strada e ci aiuta a non dimenticare il significato profondo del nostro essere al mondo.

Carla Sale Musio

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A tutti quelli che hanno scelto la propria verità a dispetto di tutto e di tutti, trovando il coraggio di crearsi un lavoro della propria misura, saranno dedicate le interviste che compariranno nei post dal titolo: io non sono normale: AMO IL MIO LAVORO.

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