LA DONNA DEL DONGIOVANNI. Ce ne parla il dr. Fabrizio Boninu

Ho letto con molto interesse il post DONGIOVANNI E OMOSESSUALITA’, pubblicato il 24 Agosto su questo blog.

Nel post si sostiene la tesi per cui un uomo cosiddetto dongiovanni sia in realtà maggiormente interessato a mascherare una propria latente omosessualità piuttosto che ad impegnarsi nel rapporto con la partner stessa.

L’articolo mi ha colpito, da un punto di vista maschile, per i tanti risvolti che questa tesi potrebbe avere.

E’ sicuramente vero che l’ostentazione di un atteggiamento (di qualsiasi atteggiamento si parli) non lasci spazio per l’atteggiamento contrario e chi esibisce la propria ‘arte amatoria’ difficilmente può lasciare spazio nella sua vita all’aspetto contrario, cioè la costruzione di un rapporto maturo e completo con una partner.

Non volendo espressamente entrare nel merito della questione, peraltro ben delineata nel post, mi interessa, anche in questo caso, entrare sull’altro versante della relazione: la donna.

Cosa spinge una donna a scegliere e poi condividere il suo percorso di vita con un compagno di questo tipo?

Sono convinto infatti che quello che noi chiamiamo ‘dongiovanni’ sia solo una parte di una realtà più strutturata che chiamerei ‘coppia dongiovanni’.

Se infatti uno dei due partner non sembra votato per la fedeltà, dall’altro lato c’è qualcuno che questa infedeltà accetta/ fa sua/ giustifica.

Nel mio ragionamento ho evidenziato tre tipi diversi di donne che si accompagnano a questo ‘tipo’ di uomo, e sono: la donna crocerossinala donna indegna e la donna bambina.

Vediamo questi tre archetipi singolarmente:

 

LA DONNA CROCEROSSINA

 

Questa è una delle spiegazioni se vogliamo più conosciute.

La compagna sta con una persona di questo tipo essenzialmente per convertirlo.

Capita spesso in terapia, ma anche nella vita quotidiana, di conoscere coppie nelle quali uno dei due membri (solitamente la donna) è essenzialmente impegnata nel cambiamento del compagno a qualunque livello: non è abbastanza ordinato, non è abbastanza affettuoso, non è abbastanza spontaneo, fino ad arrivare al ‘non è abbastanza fedele’.

Il sottotesto di questo tipo di affermazioni è: nonostante le manchevolezze della persona che mi sono scelta, il mio sforzo ne farà una persona migliore.

Ora, non so quanto sia vero che effettivamente queste compagne riescano a modificare i comportamenti dei propri fidanzati, ne so quanto poi riescano a migliorarli, ne so se, nel caso riescano nella propria impresa, si possa parlare di miglioramento.

Credo semplicemente che loro stesse si sentano migliori per il solo fatto di aver provato a migliorarli. Io stesso sono una persona migliore se ‘faccio’ una persona migliore.

Questo paradosso (migliorare per migliorarsi) fa si che accettino missioni impossibili come quella di convertire una persona che ha scelte sessuali non conciliabili con il rapporto con loro, rendendo arduo il raggiungimento del risultato e facendo spesso trasformare la donna crocerossina in donna indegna.

 

LA DONNA INDEGNA

 

Questo secondo modello è adatto per descrivere tutte quelle donne che si sentono indegne di una relazione vera, matura con un altro individuo.

Quale che sia il motivo per cui percepiscono questo, si trovano spesso nell’impossibilità di coltivare una relazione adulta per svariati motivi: o scelgono un compagno bambino, o scelgono una relazione non completa, o scelgono una relazione non adulta, oppure spesso scelgono appunto persone che semplicemente non sembrano interessate ad avere una relazione con una persona di sesso opposto.

Questo da un lato è molto frustrante perché conferma la loro indegnità, ma altrettanto gratificante nel momento in cui avvalora l’essere immeritevole stesso della donna che ha certezza, in questo modo, dell’intima identità nella quale si riconosce a livello inconscio.

Per quanto apertamente ammettano di non volere questo tipo di relazione, per quanto affermino che stanno male nel viverla, sembra che la coltivino continuamente.

Assisteremo dunque a due livelli contrapposti: apertamente si lamentano di quello che hanno ma, sentendo di non potere aspirare a niente di diverso data la loro indegnità, coltivano una relazione così incompleta. 

 

LA DONNA BAMBINA

 

Il terzo modello degli archetipi fin qui tracciati è quello della donna bambina, una donna incapace di ristrutturare la sua immagine interna come quella di donna adulta ed incapace, non riuscendo a vedersi adulta, di costruire una relazione che di adulto abbia per lo meno la completezza.

Questo tipo di donna cerca dei rapporti incompleti’, che siano in grado di mantenere, come nel caso della donna indegna, la propria immagine e dunque lo status quo della condizione di bambina.

In una relazione adulta il sesso gioca un ruolo molto importante: all’interno della coppia dongiovanni il sesso è, per sua stessa natura incompleto, occasionale, non inserito all’interno di dinamiche che caratterizzano una coppia ‘completa’.

Vivere questo tipo di relazione permette apparentemente di condurre scelte adulte, ma di fatto limita moltissimo la costruzione di aspetti adulti (come la sessualità appunto) della relazione stessa.

Anche in questo caso vi è un doppio livello di giudizio rispetto alla relazione: l’assenza o incompletezza di una vita sessuale porta alla lamentela sulla propria condizione.

Viceversa c’è tutta un’area nella quale questa relazione è coltivata e portata avanti da una donna che non ha nessuna intenzione di smentire la sua intima convinzione di essere rimasta bambina, e come tale di non doversi impegnare in relazioni adulte.

Anche in questo caso la relazione è ideale per entrambi i membri della coppia.

 

* * *

 

Naturalmente, come si può notare, questi esempi non esistono puri e sono schematizzazioni di realtà ben più complesse.

Il punto per me centrale è che non si possa parlare di uomo dongiovanni, quanto di ‘relazione dongiovanni’ dato che, per motivi estremamente diversi, entrambi i membri della coppia sono portati a mantenere e coltivare la relazione stessa.

In ultimo fatemi aggiungere l’osservazione per cui Carla si è trovata ad affrontare il punto di vista maschile mentre io quello femminile della questione… Forse solo la distanza può permettere una visione migliore!

Che ne pensate?

A presto…

Fabrizio

Dr. Fabrizio Boninu, psicologo, psicoterapeuta, blogger: Lo Psicologo Virtuale

 

Ultimi commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

N/A lettori, amici e curiosi

TENIAMOCI IN CONTATTO