GENITORI IPERPROTETTIVI E AUTOSTIMA

Proteggere i propri cuccioli è una necessità biologica che appartiene a tutte le specie animali.

La mamma e il papà sentono il bisogno di accudire i piccoli, di curarli, di difenderli e di fare in modo che non accada loro nulla di male.

La naturale e indispensabile protettività genitoriale, però, non deve mai trasformarsi in iperprotettività perché tutelare eccessivamente i figli, inibisce lo sviluppo delle capacità individuali e impedisce il formarsi dell’autostima.

Gli animali lo sanno istintivamente e lasciano che i cuccioli imparino a cavarsela da soli, sorvegliandone i primi passi senza mostrarsi eccessivamente presenti.

Sbagliare fa parte dell’apprendimento necessario alla vita e ognuno deve saper calibrare le proprie forze con gli ostacoli che s’incontrano lungo il percorso della crescita.

Solo così i bambini possono diventare grandi, imparando a badare a se stessi e a far fronte da soli alle proprie necessità.

Noi esseri umani ci lasciamo trasportare spesso dal desiderio di evitare che i nostri figli commettano degli errori e, nel tentativo di tutelarli dalle delusioni e dalle sconfitte, finiamo per creare dei pericolosi contraccolpi psicologici.

L’iperprotettività è una modalità affettiva molto insidiosa, che supera il limite della responsabilità e della difesa dei piccoli, e infonde in chi la subisce un demoralizzante senso d’inefficacia e d’incapacità.

Un pensiero comune ritiene impropriamente che il bravo genitore debba evitare qualsiasi difficoltà alla propria prole.

Questa convinzione nasconde la credenza (infantile) che i genitori possano essere semidei infallibili e onnipotenti, e li priva della loro umanità rendendoli irraggiungibili agli occhi dei figli e stimolando in loro una pericolosa idealizzazione.

Nelle fantasie dei bambini, la mamma e il papà sono simili ai super eroi, creature prive di difetti e pronte a sostenerli adeguatamente in ogni momento della loro crescita.

Nella quotidianità, però, i genitori sono bambini diventati grandi, con tante insicurezze, tante paure, tante difficoltà.

Persone che hanno scelto di mettere al mondo dei figli senza sapere come fare i genitori e senza avere la soluzione pronta davanti a tutte le prove della vita.

Fa parte del percorso della crescita scoprire le inevitabili mancanze della mamma e del papà e smettere di aspettarsi da loro prestazioni eccezionali.

La maturità consiste nell’accettazione dell’inadeguatezza dei propri genitori e nel superamento dell’aspettativa infantile di una loro perfezione.

L’esistenza è fatta di prove ed errori, e di esperienze che prendono forma proprio da quegli errori per condurci verso risultati migliori.

Impedire ai propri figli di sbagliare, significa privarli della consapevolezza necessaria a far fronte alla vita e suscita in loro la convinzione di essere incapaci di superare da soli le difficoltà.

I buoni consigli sono una tentazione forte per i genitori, ma spesso impediscono a chi li riceve di sviluppare autonomamente le proprie capacità.

Questo non vuol dire mandare i ragazzi allo sbaraglio, disinteressandosi dei loro problemi.

Al contrario, significa lasciare loro la possibilità di decidere quale strada prendere, anche quando la loro scelta ai nostri occhi non appare la migliore.

La possibilità di sbagliare e di modificare le proprie decisioni consolida l’autostima e infonde un senso di efficacia, mentre seguire passivamente una via già tracciata da altri rende timorosi, insicuri e dipendenti.

Mamma e papà dovrebbero tenere a mente queste considerazioni prima di correre in soccorso dei loro bambini, valutando ogni volta l’opportunità del loro aiuto.

La protezione non è l’unica responsabilità che grava sulle spalle dei genitori, va affiancata allo sviluppo di una sana autonomia e indipendenza.

Solo così i cuccioli svilupperanno il coraggio e la determinazione necessaria a superare le difficoltà, imparando a cavalcare la vita.

Anche quando i genitori non ci saranno più.

Carla Sale Musio

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