IL BAMBINO FERITO


“Non fare il bambino, ti comporti come una bambina, sei infantile …”

Quando il nostro lato ‘’bambino’’ si presenta agli altri, attraverso i nostri atteggiamenti, in modo cosí evidente da suscitare tali rimproveri, significa che facciamo parte di una schiera fortunata di persone, poiché abbiamo il problema a portata di mano, affiorante in superficie e quindi sará molto piú facile per noi prendercene cura, se lo vogliamo.

Prendere contatto con il bambino ferito, non amato a sufficenza, arrabbiato, frustrato, abbandonato, non é un compito facile.

Spesso si é rifugiato talmente in profonditá, da creare l’illusione di non esistere, eppure tutti ci portiamo dentro questo bambino con le sue ferite irrisolte. É una situazione assolutamente comune e inevitabile, che ne siamo consapevoli o meno.

Tutti i bambini del mondo, hanno bisogno di amore in una tale misura che risulta umanamente impossibile da soddisfare, anche da parte dei genitori piú consapevoli ed evoluti.

I genitori quasi sempre, in qualitá di esseri umani, hanno a loro volta i propri limiti, per cui mancano di offrire al bambino ció di cui ha bisogno.

Il meccanismo di difesa del bambino, che deve quindi sopravvivere nonostante il dolore, sviluppa immagini e reazioni che vanno a fissarsi in profonditá, dove rimangono fino a che non riusciamo a trovare il sistema per stanarle e scioglierle, per cosí dire.

Nessuno su questa terra é immune da questo fenomeno, che fa parte del compito evolutivo di ogni individuo.

Quando il nostro lato ‘’bambino’’ interferisce nella nostra vita con meccanismi non riconducibili direttamente ad esso, risulta maggiormente difficile il collegamento e quindi il lavoro per risolvere i problemi che entrano nella nostra vita.

Ma possiamo ugualmente individuarne la presenza, tutte le volte che i nostri problemi relazionali, sembrano dipendere dal fatto che non ci sentiamo amati abbastanza, oppure rispettati o riconosciuti.

Questi sono tipici bisogni che il nostro bambino continua a pretendere che vengano soddisfatti dagli altri.

Le nostre reazioni saranno le piú svariate a seconda di come abbiamo interiorizzato il dolore e di come abbiamo costruito la nostra difesa in funzione della nostra caratterologia, ma fino a quando continueremo a pretendere che gli altri debbano cambiare, non ci sará mai uscita, creando di conseguenza i circoli viziosi di cui cadiamo ripetutamente vittime.

Personalmente credo che sia meglio conoscere ed affrontare piuttosto che ignorare ed evitare.

Non che la seconda opzione non abbia i suoi vantaggi, ma a mio parere risultano quasi sempre di breve durata e scarsamente evolutivi.

Chi la pensa come me, ha davanti a sé un compito arduo: conoscere e affrontare il proprio bambino interiore.

Non un mostro che sputa fuoco da sette teste, non un folletto maligno che si diverte a interferire nella nostra vita mandando regolarmente all’aria i nostri progetti, non un mondo ostile che sembra coalizzato per farci soffrire, ma semplicemente e profondamente il nostro bambino, rintanato o latente che sia.

Riconoscerlo, accoglierlo, nutrirlo, perdonarlo e farlo crescere fino al punto di scoprire che non ha bisogno di tutto questo amore dagli altri, ma che giá possiede tutto l’amore dentro di sé e che puó invece donarne tanto, senza privarsene perché é una fonte inesauribile.

Benedetta Veroni

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