GENITORI SEPARATI? Per i bambini può essere un vantaggio


Letizia ha quindici anni. Da quando ne aveva otto, vive tre giorni con la mamma e quattro col papà.

“La separazione dei miei genitori per me è stata una liberazione!” racconta.

“Prima non facevano altro che litigare. Finiva sempre che mi rifugiavo dalla nonna. Abbiamo vissuto tutti e tre un periodo bruttissimo e meno male che è finito!”.

Sospira guardando in alto, poi continua.

“Vivere in due case diverse all’inizio è stato un casino! Non trovavo mai nulla… le cose erano sempre da un’altra parte. Ma poi ci ho fatto l’abitudine e adesso non vorrei cambiare. Con papà faccio tutto con calma. Da mamma invece c’è più confusione. Ha due bambine piccole e il suo nuovo marito è un giocherellone. Con loro mi diverto di più, però preferisco andarci nei fine settimana, altrimenti non riesco a concentrarmi per studiare.”.

* * *

Giorgio ha dodici anni e vive con la mamma. Va dal papà un weekend sì e uno no. I suoi genitori si sono separati l’anno scorso.

“Prima, papà non era mai in casa e quando c’era non gli si poteva nemmeno parlare perché era sempre stanco e seccato. Dovevo stare zitto. Guai se accendevo la televisione. Non vedevo l’ora che partisse per i suoi viaggi di lavoro, almeno potevo giocare con i miei amici!

Dopo la separazione, invece, è cambiato tutto. Ora, quando vado da lui, passiamo molto tempo insieme. Spesso andiamo al cinema e mi sta anche insegnando a guidare la moto. La mamma non vuole. Ma papà dice che quando tocca a lui, comanda lui e quando tocca a lei… lui non dice nulla!”.

“E tu cosa ne pensi?” domando.

“A me dispiace per mamma, perché lei ha sempre avuto paura delle moto. Sempre. Da quando era bambina. Ma io sto imparando su una moto piccolina e papà ha detto che è molto sicura. Mi piace tantissimo! Non vedo l’ora, che arrivi la domenica di papà!”.

* * *

Rebecca vive con suo padre da quando aveva due anni. I genitori si sono separati qualche mese dopo la sua nascita. La mamma fa l’agente di commercio ed è spesso in viaggio per lavoro. Rebecca ha vissuto con lei nei primi due anni, poi i genitori di comune accordo hanno deciso che il papà l’avrebbe tenuta con sé a tempo pieno e la mamma l’avrebbe vista nei momenti liberi. Oggi Rebecca ha diciotto anni. Questa è la sua esperienza.

“Da bambina la mamma mi sembrava un mito, con quella sua macchina grande e argentata! La vedevo la domenica, ma neanche sempre. Mi portava dei regali buffi quando tornava dai viaggi. Mi piaceva stare con lei ma mi metteva anche in soggezione.

Diciamo che per me le cose sono un po’ alla rovescia. Papà è come se fosse “la mamma” e la mamma è come se fosse “il papà”.

Non posso dire che mamma mi sia mancata, a suo modo c’era e c’è sempre. So che ci posso contare. Però papà mi fa sentire più sicura, anche se a volte con tutte le sue “preoccupazioni per me” m’innervosisce moltissimo. Quando ci arrabbiamo, io e lui siamo pazzi uguali. Sembriamo due tori infuriati!” mi guarda sorridendo e scuote la testa.

“Della loro separazione non mi lamento. Conoscendoli non ce li vedo proprio a vivere insieme! A volte mi chiedo come sarebbe stato avere una famiglia più tradizionale. Ma quando sento i genitori dei miei amici che passano giornate intere a discutere dalla mattina alla sera, penso sia stato meglio così. Io almeno posso scegliere, quando mi stufo di stare con papà vado da mamma. E quando mi stufo anche con mamma, vado da papà. Loro sono sempre “andati d’accordo” così… e io adesso non credo che vorrei cambiare la mia vita.”.

* * *

Letizia, Giorgio e Rebecca sono solo alcune tra le tante storie che ho raccolto in ventisette anni di lavoro con i bambini e con i loro genitori.

Le famiglie che decidono di separarsi chiedono spesso una consulenza psicologica. Hanno paura che la loro scelta si ripercuota negativamente sullo sviluppo emotivo dei figli e vogliono essere aiutati a non fare passi falsi.

La separazione è ancora malvista e considerata traumatica per i figli, ma nella mia esperienza professionale, raramente ho conosciuto dei bambini problematici a causa della separazione.

È invece molto più frequente, purtroppo, incontrare bambini carichi di sofferenza e di problemi per i litigi e la conflittualità tra i genitori (che non si sono separati).

Si crede che la separazione sia sempre dannosa per i figli, ma ciò che veramente provoca dolore e causa tanti problemi nei bambini, non è la scelta di chiudere un rapporto, quanto piuttosto l’abbandono emozionale, la mancanza di partecipazione emotiva.

Succede spesso che le persone distanti emotivamente finiscano col delegare al partner tutte le incombenze (emotive e talvolta anche pratiche) relative alla cura dei figli.

Viceversa, dopo la separazione, non potendo più demandare a nessuno i propri compiti affettivi, queste persone devono interagire in prima persona (la storia di Giorgio esprime chiaramente questo concetto).

La separazione può essere un toccasana per i bambini, quando costringe un genitore emotivamente assente a costruire un rapporto con i propri figli.

Non voglio sostenere che sia facile, voglio dire che è meglio…

È meglio un genitore emotivamente goffo che si sforza di avvicinare i propri figli, nonostante le sue tante difficoltà, piuttosto che un genitore che evita la relazione delegandola a un altro.

Per i bambini il vero pericolo non è la separazione ma il disamore, la freddezza, l’indifferenza, la disattenzione, il distacco tra il papà e la mamma, o tra genitori e figli.

La fine dell’amore nella coppia, non si può nascondere ne evitare, bisogna affrontarla e spesso comporta la rottura del rapporto coniugale.

Questo significa fortificare la genitorialità e impegnarsi maggiormente nella relazione con i figli.

I bambini imparano per imitazione, ripetendo gli atteggiamenti degli adulti.

La maggior parte dei comportamenti si acquisisce semplicemente guardando gli altri e riproponendone inconsciamente i modi e i gesti.

Il modello di coppia che passiamo ai nostri figli è la base sulla quale costruiranno le loro relazioni affettive.

Osservando papà e mamma, i bambini preformano le loro relazioni future.

Una coppia che si ama e si rispetta, insegna con il proprio esempio, che l’amore e il rispetto sono due ingredienti fondamentali per una relazione soddisfacente e trasmette ai figli questo modello.

Una coppia in cui l’amore è finito, insegna che si deve portare avanti un rapporto anche quando i sentimenti non ci sono più e insieme si sta male.

Se i genitori non vanno d’accordo, litigano o s’ignorano, i figli sperimentano un modello di coppia basato sullo scontro o sull’assenza emotiva, e con quello dovranno cimentarsi crescendo, perché, per un processo d’imitazione inconscia, tenderanno a ripeterlo.

Valutando l’eventualità di una separazione, di solito il pensiero corre subito alla delusione dei bambini, ma i genitori dovrebbero considerare anche i modelli affettivi che tramandano.

Uscire da una relazione che non funziona più, offre un modello basato sull’affettività e sul rispetto per se stessi.

Costringersi a vivere un rapporto senza amore, è un fardello lasciato in eredità ai propri figli.

Carla Sale Musio

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