ETEROSESSUALITÀ MALATA

La violenza sulle donne è la conseguenza di una distorsione patologica dell’eterosessualità.

Nel rapporto eterosessuale la pretesa indiscussa che siano le femmine a occuparsi dei bambini, della casa e degli uomini (mentre ai maschi è riservato il ruolo di capofamiglia) costituisce una patologia che nelle sue forme più gravi sfocia nella brutalità fisica, mentre tollera comunemente una violenza poco appariscente ma altrettanto insidiosa e perversa.

È violenta, infatti, la pretesa che la femminilità sancisca una sottomissione di genere.

Sottomissione che inevitabilmente crea le condizioni dell’abuso, della sopraffazione e del maltrattamento.

Nel passato la famiglia patriarcale giustificava la prevaricazione del maschile sul femminile con una rigida divisione dei ruoli in cui all’angelo del focolare erano riservati i compiti più umili e privi di compenso, mentre al marito spettavano tutte le decisioni e il lavoro remunerativo al di fuori delle mura domestiche.

Oggi svolgere un’attività retribuita non è più una prerogativa maschile e le donne portano a casa una busta paga uguale a quella degli uomini.

Ma proprio quest’uguaglianza lavorativa ed economica evidenzia l’abuso, svelando una patologia che da secoli, come un’ombra nera, accompagna l’eterosessualità.

Dal punto di vista psicologico, il maschilismo è un tentativo rigido e violento di sfuggire la paura evocata dalla femminilità e il suo misterioso potere creativo, e occulta il bisogno maschile di negare la propria incapacità a generare la vita.

Sottomettere le donne, maltrattarle, abusarle e umiliarle sono azioni brutali che nascondono il tentativo di possedere e controllare l’insondabile fertilità nascosta nel ventre delle femmine.

Segnalano il bisogno di ottenere con la forza la possibilità biologica di avere dei successori.

Pur di avere dei figli propri (garantendosi così la continuità e il potere della progenie) i maschi hanno sopraffatto le donne, rivendicandone il possesso e utilizzandole alla stregua di oggetti.

Da questa perversione dell’eterosessualità prendono forma i soprusi ai danni del femminile, sia quelli più appariscenti come i maltrattamenti fisici che quelli, altrettanto gravi ma più silenziosi e sordidi, consumati quotidianamente tra le mura domestiche, sotto lo sguardo complice di amici, parenti e vicini.

La violenza sulle donne è la punta dell’iceberg di una patologia eterosessuale che segnala l’incapacità di accogliere la diversità biologica esistente tra uomo e donna senza discriminarla.

L’archetipo del femminile mette in contatto con il mondo dell’interiorità, con il buio, con l’ignoto e con il principio che da forma alla vita.

Il mistero della nascita rappresenta un enigma insondabile.

Per tutti: uomini e donne.

Nel tentativo di controllarlo e acquisirne i segreti, gli uomini hanno sottomesso le donne.

Ma, per riuscire ad affermare il proprio potere, hanno dovuto uccidere dentro di se ogni traccia di quel femminile, negando a se stessi l’emotività, la sensibilità e l’ascolto del mondo interiore.

In questo modo ha preso forma una rigida spaccatura emozionale in cui ciò che è femminile è giudicato debole e senza valore, mentre al maschile sono attribuite tutte le qualità.

Tuttavia, sicurezza, forza, decisione e determinazione private della loro controparte femminile si trasformano in cinismo, insensibilità, durezza e freddezza.

In questo modo l’eterosessualità è diventata la culla in cui si consuma con prepotenza la discriminazione della diversità, l’emarginazione della debolezza e l’occultamento dei sentimenti.

Ammutolire il femminile dentro di sé è il primo sintomo di una patologia che sfocia in un progressivo e inarrestabile ottundimento dell’amore.

Sprovvisto del suo naturale alter ego, l’archetipo del maschile degenera la propria energia, trasformando la protettività in sopraffazione, la volontà in prepotenza e la decisione in brutalità.

La violenza contro le donne mostra l’indifferenza di cui è ammalato il mondo, e segnala una perversione dell’eterosessualità: il sintomo crudele che abilita il maltrattamento e l’uccisione come stili di vita.

Questa patologia diventa evidente nell’accanimento con cui, ancora oggi, si nega alle coppie omosessuali la possibilità avere dei figli e formare una famiglia.

Ogni differenza in ambito sessuale, infatti, sollecita la ferita eterosessuale maschile e stimola il tentativo morboso di negare la mancanza del potere generativo, utilizzando la prepotenza e la violenza per affermare con forza la propria superiorità.

In questa chiave, soltanto alla coppia eterosessuale è concesso il diritto di avere una progenie perché soltanto l’uomo eterosessuale ha conquistato l’impunità di possedere le donne e i figli.

Sovvertire quest’ordine prestabilito significa scoprire il dispotismo su cui il maschilismo ha costruito la propria prevaricazione e rivelare la verità.

 

Nessuno è proprietario della propria discendenza.

Ogni essere nasce libero.

Senza padroni e senza catene.

 

Le coppie omosessuali lo acquisiscono inevitabilmente, non potendo biologicamente generare insieme un figlio.

La coppia eterosessuale, invece, deve curare la patologia che sottende il maschilismo, affrontando il bisogno maschile di negare la debolezza, la sensibilità e la diversità e accettando la legge biologica che abilita soltanto il sesso femminile a crescere nel grembo una nuova vita.

Autonoma.

Carla Sale Musio

leggi anche:

OMOFOBIA: la paura di scoprirsi diversi

MALTRATTARE LE DONNE

LE RADICI DELLA VIOLENZA

DONNE CHE AMANO LE DONNE/UOMINI CHE AMANO GLI UOMINI

Ultimi commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

N/A lettori, amici e curiosi

TENIAMOCI IN CONTATTO