EGOISMO malfamato

La parola egoismo indica il bisogno di centrarsi sul proprio ego, per ascoltarne le esigenze e assecondarne le necessità.

Quando siamo bambini questi compiti sono assolti dai nostri genitori, che si preoccupano di rifornirci costantemente della protezione, dell’amore e delle attenzioni indispensabili per vivere.

Con la crescita impariamo a provvedere da soli a noi stessi e l’egoismo assume un ruolo preminente, diventando una guida preziosa per la sopravvivenza e per la salute mentale.

Nessuno è in grado di sopravvivere autonomamente senza il proprio egoismo.

Tuttavia “egoismo” è una parola malfamata.

Nell’immaginario collettivo è associata a una personalità avida, prepotente, insensibile e crudele.

Anche la necessità di pensare a se stessi è malfamata.

Il mondo non vuole che ci si concentri troppo su di sé, preferisce che la nostra attenzione sia sempre rivolta all’esterno.

Esiste un sottile condizionamento culturale che ci obbliga a pensare agli altri.

Dobbiamo stare attenti a cosa fanno gli altri. A come si vestono. A cosa pensano. A cosa credono. E, soprattutto, a cosa dicono di noi!

In questo mondo malato di sopraffazione, gli altri sono spesso i nostri carcerieri. Coloro che ci costringono a vivere dentro una prigione di conformismo, condizionando le nostre scelte e i nostri pensieri.

Ma “gli altri” siamo anche noi.

Noi che giudichiamo, valutiamo, soppesiamo, critichiamo… gli altri.

L’egoismo, bandito dalla personalità, come un servitore infido e malevolo, ci lascia vuoti di comprensione, di tolleranza e di amore.

La psicologia insegna che non è possibile amare nessuno se prima non si è capaci di amare se stessi.

E l’egoismo, tanto screditato e denigrato, è lo strumento fondamentale per volersi bene, il radar che orienta i nostri pensieri e le nostre scelte sull’ascolto di ciò che siamo e di ciò che vogliamo davvero.

Reprimere il proprio egoismo è psicologicamente pericoloso e impedisce lo sviluppo di comportamenti altruisti e amorevoli.

Infatti, solo riconoscendo le proprie necessità e imparando a soddisfarle è possibile identificarsi negli altri e prestare loro aiuto.

L’egoismo non è l’antitesi dell’altruismo ma il basamento da cui prendono vita la comprensione, la generosità, la condivisione.

Preoccuparsi per gli altri trascurando sistematicamente se stessi, nasconde una distorsione dell’egoismo e porta con sé, inevitabilmente, sofferenze e incomprensioni.

L’altruismo patologico è una deformità dell’egoismo e nasce dall’incapacità di provvedere da soli alle proprie necessità.

Chi dà in continuazione agli altri… senza mai pensare a sé, nasconde il bisogno di essere accudito.

E con il proprio comportamento altruista mostra ciò che desidera per se stesso (inconsciamente e senza permetterselo).

Il bisogno di dare eccessivamente è una forma patologica dell’altruismo, fa sentire abusati e sfruttati e ci mette in una posizione di superiorità.

“Io sì, che sono bravo e generoso! Gli altri, invece, sono degli incapaci.”

Capita spesso che le persone troppo dedite al prossimo finiscano, prima o poi, per sentirsi sfruttate.

Le circostanze della vita… rispecchiano il mondo interno!

Perciò, chi segretamente sfrutta se stesso finisce per trovarsi in situazioni di sfruttamento.

In conclusione, cari amici, lettori e curiosi di questo blog, osservate il vostro egoismo con maggiore comprensione e tenerezza.

E accoglietelo nella vostra personalità.

Nessuno può darvi le cose di cui avete bisogno se non imparate a darvele da soli.

Nessuno vi può amare se non vi sapete amare.

Nessuno può sorprendervi, se non vi sapete sorprendere.

Nessuno vi può coccolare se non vi sapete coccolare.

L’egoismo è stato censurato ingiustamente per secoli.

Questo ha portato a una società che sposta all’esterno la propria attenzione e rende le persone insensibili, incapaci di prestare ascolto ai propri bisogni autentici e incapaci di riconoscere quelli degli altri.

La sopraffazione è una conseguenza dell’insensibilità.

E oggigiorno possiamo scorgerla dappertutto.

Non si combatte con la violenza ma con un atteggiamento amorevole e tenero che nasce nel cuore di ciascuno e prende le mosse dall’ascolto di sé.

Una cultura fondata sulla tolleranza e sull’amore non può essere imposta, nasce dal rispetto e dalla comprensione di tutte le individualità.

Una persona capace di amarsi sa riconoscere e soddisfare anche le necessità degli altri.

Chi, invece, ha ottuso l’ascolto dei propri bisogni coltiva segretamente l’insensibilità in se stesso.

Carla Sale Musio

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