RELIGIONE E SCHIAVISMO

Cedere la gestione della propria spiritualità ad un’organizzazione posta al di fuori di sé, come la religione, significa offuscare il contatto con la propria verità spirituale e perciò perdere proprio quella spiritualità che nella religione si andava cercando.

La spiritualità, infatti, esiste da sempre nel mondo interiore e ognuno deve entrare personalmente in contatto con quella realtà profonda, riconoscendone la presenza all’interno di sé.

Chiamiamo spiritualità il percorso individuale capace di indicarci il senso dell’esistenza e di aiutarci a rispondere alle domande:

Perché si vive?

e

Perché si muore?

Viviamo in una società che ci distoglie continuamente dai valori interiori per spingerci a comprare, spendere e stordirci… evitando il più possibile di pensare.

Pensare porta a ragionare e a scegliere in base a criteri personali.

Sviluppa l’autonomia.

E l’autonomia non va bene quando si vogliono gestire le masse: intralcia i guadagni delle multinazionali e sgretola il potere della piccola élite al governo del mondo.

Chi comanda ha bisogno di soldatini ubbidienti, pronti a fare ciò che gli viene detto senza porsi domande.

Un popolo docile e arrendevole è l’obbiettivo dei poteri forti.

Al contrario, il pensiero critico (e una molteplicità di vedute diverse) permettono il formarsi di una popolazione eterogenea, creativa e imprevedibile… pericolosamente indipendente e libera.

La spiritualità è spesso usata come un’arma da chi ama comandare.

Tutti i tiranni impongono il proprio volere utilizzando spesso le armi psicologiche.

La sofferenza mentale, infatti, è invisibile ma dolorosissima.

Costruisce prigioni emotive da cui è (quasi) impossibile uscire.

E costringe chi la subisce a piegare la propria percezione pur di alleviare il dolore.

È così che nascono le religioni.

Prendono forma dalla promessa di un mondo migliore nell’aldilà e si strutturano nel rispetto di norme e obblighi indiscutibili nell’aldiqua chiamati dogmi e accettati per fede.

Una fede imposta da chi si autoproclama rappresentante e depositario della divinità.

Le religioni ci raccontano una verità posta fuori dal mondo interiore e perciò irraggiungibile e incomprensibile ai comuni mortali.

Ecco perché occorrono intermediari e fede per seguirne i precetti.

In questo modo, mentre si perde il contatto con se stessi si sviluppa la delega, quel lasciare che altri decidano cosa sia giusto e cosa sia sbagliato per noi.

Ma la spiritualità è un cammino di responsabilità volto a scoprire dentro di sé le ragioni della propria esistenza.

Espropriarla dalle persone significa trasformare la vita in un cumulo di doveri senza senso.

Ascoltarne la voce in se stessi apre le porte alla realizzazione interiore e alla salute mentale.

Carla Sale Musio

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