IL MIO PSICOLOGO È IL PIÙ BRAVO DI TUTTI!

 “Il mio psicologo è più bravo del tuo!”

“Ma cosa dici?! Il mio psicologo è bravissimo!”

Oggi ammettere di aver bisogno di un aiuto psicologico per fortuna non è più un tabù e questo ci porta a parlare con gli amici (senza alcuna vergogna) del nostro percorso interiore.

Così spesso ci ritroviamo a confrontare i risultati gli uni con gli altri, pronti a scegliere lo specialista più capace: il più veloce, il più competente, il più aggiornato… il migliore!

Ma è davvero così?

Esiste un terapeuta più bravo degli altri?

Ci sono psicoterapie che durano anni e psicoterapie che durano soltanto pochi incontri: la differenza sta nella profondità e nel risultato che si vuole raggiungere.

La crescita personale non ha mai fine.

Questo però non vuol dire che una terapia debba durare in eterno.

Il percorso interiore è fatto soprattutto di autonomia.

E un terapeuta è efficace quando aiuta le persone a camminare con le proprie gambe.

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MA QUANDO ARRIVA IL MOMENTO

DI CAMBIARE TERAPEUTA?

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Scegliere un terapeuta diverso da quello di sempre è un passo delicato e va inquadrato nel modo giusto.

Non parlo di quelle situazioni in cui il lavoro psicologico non funziona (e la necessità di rivolgersi a un altro professionista è la conseguenza inevitabile di un bisogno che non trova adeguata soddisfazione).

Mi riferisco ai momenti di crescita in cui è necessario sperimentare una nuova relazione terapeutica.

È importante tenere a mente un aspetto fondamentale nella scelta del terapeuta ideale, ovvero che l’obbiettivo di ogni psicoterapeuta non è fidelizzare le persone che gli chiedono aiuto ma renderle capaci di esprimere la propria unicità.

Come ho detto tante volte, la relazione terapeutica è un rapporto affettivo intimo e profondo all’interno del quale prende forma un ascolto in grado di evolvere le parti immature della psiche e realizzare una piena espressione dei talenti individuali.

Per questo motivo è assolutamente necessario trovare il giusto terapeuta ed è proprio all’interno di questo contesto che l’indipendenza gioca un ruolo importantissimo.

Sia per il paziente sia per lo specialista.

Decidere insieme di sospendere i colloqui per interpellare un diverso psicoterapeuta mette in luce due risultati fondamentali:

  1. il paziente è artefice del proprio sviluppo interiore mentre la psicoterapia è soltanto uno strumento a disposizione nei momenti di difficoltà;

  2. lo psicologo può permettersi di verificare l’autonomia e l’evoluzione di chi gli ha chiesto aiuto.

Sia per il paziente sia per lo specialista è quindi indispensabile gestire le sospensioni che costellano la crescita personale, tenendo sempre presente che stabilire di comune accordo di interpellare un diverso professionista rappresenta un momento ricco di doni preziosi.

Infatti, il paziente si racconterà all’ultimo psicologo anche alla luce delle acquisizioni raggiunte durante il percorso precedente.

E questa più ampia visione permetterà al nuovo specialista di scorgere ulteriori risorse e possibilità.

“Quindi non c’è un terapeuta migliore di un altro?”

Forse no… ma di sicuro ci sono tanti professionisti che hanno sviluppato prospettive diverse e talenti diversi, accomunati dall’obbiettivo di far stare bene le persone.

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LA COOPERAZIONE È IL FONDAMENTO

DI UN MONDO MIGLIORE

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Unire le capacità per lasciare emergere le potenzialità di ciascuno è una conquista che poggia sulla fiducia e sulla stima tra quanti condividono la ricerca del benessere e della salute.

Ecco perché interpellare terapeuti diversi in momenti diversi aiuta i pazienti a superare la visione infantile del Guru e del Genitore Onnipotente per aprirsi a una collaborazione dove ognuno mette a disposizione le proprie competenze in vista di una più grande armonia.

Inoltre, condividere i pazienti con altri colleghi, permette agli psicologi di coltivare una rete cooperativa in grado di svolgere un lavoro interiore efficace e profondo lasciando a ogni persona la gestione della propria salute.

“Ma allora… se il tuo terapeuta è più bravo del mio oppure se il mio è più bravo del tuo… ce li possiamo scambiare?!”

La risposta è sì.

E a conti fatti questo può essere un vantaggio per tutti.

Perché la crescita non finisce mai e seguire percorsi diversi arricchisce la vita di possibilità.

E perché non esistono terapeuti perfetti ma solo persone disposte a mettersi in gioco per scoprire la propria molteplicità interiore e professionisti desiderosi di fare bene il proprio lavoro con i propri strumenti.

In questa chiave scegliere insieme di cambiare terapeuta permette al terapeuta e al paziente di aprirsi a una condivisione in grado di riconoscere i limiti e i punti di forza.

In se stessi e negli altri.

Carla Sale Musio

leggi anche:

UN TEMPO PER SE STESSI E PER CONOSCERSI: il ruolo del paziente nella psicoterapia

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2 commenti su “IL MIO PSICOLOGO È IL PIÙ BRAVO DI TUTTI!

  1. Una questione interessante almeno a mio avviso è stabilire se la malattia mentale esiste davvero oppure no. Quesito molto difficile a cui rispondere. Infatti per definire una malattia è necessario prima stabilire la funzione dell’organo interessato dal male: per gli organi fisici questo è facile, infatti se la funzione dello stomaco è digerire l’organo è malato se non assimila i cibi, come i reni sono ammalati se non filtrano le scorie dell’organismo. Ma per la mente/cervello? In realtà la nostra mente sovrintende a funzioni come la creatività, la cognizione, l’emotività che sfuggono al concetto di patologia, infatti la storia ci dimostra come persone considerate malate di mente (vedasi il pittore Van Gogh) avessero una grande creatività e sensibilità, quindi sembrerebbe che la stessa presunta “malattia” produca nel soggetto dei notevoli punti di forza e quindi non può nemmeno essere considerata semplicemente come un male. Storicamente l’istituzione dei manicomi è nata (nel Seicento circa) come mezzo per eliminare dalla società gli elementi scomodi ed ancora oggi alcune comunità terapeutiche ospitano ragazzi rifiutati dalle famiglie con qualche vaga diagnosi di “disturbo del comportamento”, in fondo si tratta di istituzioni in cui anche adesso vengono a volte confinati gli elementi “scomodi”. Lei che cosa ne pensa, crede che la psichiatria abbia basi scientifiche reali oppure no?

    1. Come ho scritto in tanti altri post, io non amo la diagnostica psichiatrica. Faccio la psicoterapeuta e sono convinta che ogni persona sia unica e speciale. Lavoro con le risorse sane e non mi occupo delle patologie cerebrali. Credo che questo sia compito dei medici e non degli psicologi. Certo è che la psichiatria è stata usata troppo spesso per reprimere gli animi liberi e in questo modo diventa uno strumento di potere e di tortura ma certamente non di cura 🙁

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