GENTE CHE NON RIESCE AD AMPUTARSI IL CUORE

Chi è capace di grande empatia ha un sistema emotivo potente e deve imparare a gestirlo per non incorrere in difficoltà e fraintendimenti.

Come ho detto altre volte, viviamo in un mondo gravemente malato di cinismo e avere un contatto intenso e vivo con le proprie emozioni è un’evenienza rara per i membri della nostra specie.

Tante persone preferiscono rinunciare all’ascolto dei mondi interiori per inseguire il mito dell’uomo forte, capace di prendersi ciò che vuole senza tentennamenti e (purtroppo) anche senza pietà per chi è meno aggressivo o arrivista.

Così, durante la crescita la naturale emotività dei bambini si riduce quasi a zero mentre l’analfabetismo emozionale dilaga nella psiche di tanti adulti incapaci di definire ciò che provano.

Alla domanda:

“Come stai?”

In molti replicano:

Si tira avanti.”

Confondendo la fatica di vivere con un vissuto emotivo.

E i più rispondono sbrigativamente:

“Bene.” 

Oppure:

“Male.”

Dimostrando una mancanza di ascolto e un’incapacità a definire i propri vissuti interiori.

Abituata a nascondere ciò che anima la vita intima, la maggior parte delle persone perde il contatto con il proprio cuore e ignora la dimensione affettiva.

Vittime di una pericolosa lobotomia emotiva, si concentrano soltanto sulla concretezza degli oggetti condannandosi a una vita priva di profondità interiore.

La depressione, gli attacchi di panico, l’ansia immotivata e tante patologie che ammalano la nostra specie prendono forma da questa aridità emozionale e rappresentano un tentativo estremo di rivitalizzare l’ascolto del mondo interno.

Ma nonostante il dilagare di questa sordità empatica, alcune persone non riescono ad amputarsi il cuore e preferiscono affrontare l’emarginazione e la critica piuttosto che rinunciare alla sensibilità.

In loro l’ascolto interiore è sempre vivo e pulsante, e permette di comprendere i bisogni e i sentimenti anche quando appartengono a una specie diversa dalla propria.

Occorre essere capaci di riconoscere la propria autenticità per potersi avventurare in quella di un’altra creatura.

A qualunque specie appartenga.

Nella nostra società malata avere una grande sensibilità significa coltivare pericolosamente la diversità, con tutte le conseguenze che ne derivano:

  • discriminazione,

  • emarginazione,

  • critiche,

  • solitudine,

  • senso di inefficacia personale…

E l’elenco potrebbe continuare a lungo.

Le persone che amano gli animali possiedono un sistema emotivo forte e in loro è tutto sempre tanto perché ciò che provano è in evidenza nella psiche e non censurato:

  • tanto amore,

  • tanto dolore,

  • tanta rabbia,

  • tanta delusione,

  • tanta gioia,

  • tanta soddisfazione,

  • tanto… tutto!

Tanto… rispetto a chi, invece, non sente niente.

Per sopravvivere nel mondo dell’impassibilità queste persone devono imparare a gestire una potente vitalità interiore, lasciandola fluire in azioni sane, come il contatto con la natura, la creatività, il gioco, lo sport, la condivisione e la cura per la vita in tutte le sue forme.

Vivere e riconoscere le proprie emozioni porta a identificarne la presenza anche negli altri e crea le premesse per un mondo migliore.

Tuttavia, la diversità fa sentire sbagliati e chi è ricco di empatia si accusa spesso di un’eccessiva sensibilità.

Ecco perché tante persone sane e capaci di amare la vita si rivolgono agli psicologi nel tentativo (disperato e impossibile) di amputarsi il cuore.

Come se conquistando in se stesse una maggiore indifferenza potessero vivere un’esistenza più facile.

Per fortuna non è possibile curare la sensibilità e l’amore!

Al contrario, sono risorse indispensabili a costruire un mondo basato sulla comprensione, la reciprocità e lo scambio.

Devono essere incentivate e coltivate.

L’unica cura necessaria in questi casi è il riconoscimento del proprio valore.

Chi ama gli animali vive emozioni intense e, come i membri delle altre specie, parla un linguaggio autentico e privo di menzogne.

Sono persone preziose, capaci di mantenere un contatto profondo con la vita.

E con l’Amore.

Quello con la A maiuscola.

L’idioma dell’amore è universale, non ha bisogno di parole, interpreti o traduttori.

(Ma in un mondo malato pochi se lo ricordano.)

Carla Sale Musio

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