NESSUNA BUGIA AI BAMBINI

Nel lavoro con i genitori capita di frequente che essi si trovino davanti a situazioni inevitabili importanti e non riescano a trovare una modalità efficace per comunicarle ai figli.

Così un lutto, una patologia, un’ospedalizzazione… vengono gestite nei modi più disparati, con il sano intento, da parte dei genitori, di mettere in atto la strategia migliore ma spesso inconsapevoli di come alcune modalità, apparentemente innocue o congegnali possano, in realtà, nascondere insidie e problemi per i figli.

Spesso accade che l’evento venga omesso e la persona coinvolta “sparisca” nel nulla finché non è il bambino a chiedere, o a non chiedere, quando il clima diventa talmente oscuro e omertoso da creare un vero e proprio tabù.

Oppure una visita medica non sia accompagnata da alcuna spiegazione ed il bambino si trovi a subire una invasione senza sapere il perché.

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Come fare allora per dire una verità scomoda?

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Partiamo intanto dal presupposto che ci stiamo rivolgendo a dei bambini e, pertanto, discorsi complessi non possono essere compresi e non aiutano.

La prima cosa da fare, quindi, è quella di trovare una verità a misura di bambino, che spieghi in maniera semplice quel che è accaduto o dovrà accadere.

È necessario pensarla e condividerla con gli altri adulti prima ancora di comunicarla in modo che tutti possano spiegare con le stesse parole, rimandando al bambino coerenza e affidabilità.

È importante, fin quanto è possibile, comunicarla poco alla volta e aggiungere dettagli (che siano sempre a misura della comprensione di un bambino) quando il bambino fa delle domande e quindi sarà pronto ad acquisire informazioni in più.

Di fatto la mente ha necessità di un certo tempo per assimilare una informazione: è per questo che i bambini di primo impatto non fanno mille domande ma, in genere, accade che le domande arrivino nei giorni seguenti.

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Una coppia di genitori mi contatta perché il figlio, che ha una patologia cardiaca, deve eseguire un intervento chirurgico importante.

Da una prima anamnesi emerge che il bambino non è a conoscenza della sua patologia cardiaca e che, di fatto , non si reca volentieri alle visite di ruotine.

“Dottoressa, come possiamo dirgli che dovrà fare un intervento chirurgico se appena vede un camice si dispera e piange?”

“Bene, facciamo un piccolo viaggio nella mente del bambino e cerchiamo di capire cosa sa, cosa vive e cosa pensa di quel che accade”

Piano piano e in maniera guidata, i genitori riescono ad immedesimarsi nel figlio e a comprendere i vuoti e la mancanza di conoscenze nel suo vissuto e di conseguenza la reticenza a svolgere le visite.

Costruiamo insieme un “racconto” a misura di bambino in cui diamo un senso e una spiegazione precisa e chiara a quella che è la realtà che vive.

Formuliamo quindi una storia condivisa da proporre al bambino qualche giorno prima della visita, collegando passato, presente e futuro, riconoscendo ogni possibile emozione presente ma anche tanta serenità a presenza.

Riconosciamo le sue doti, le sue normali paure e, infine, prospettiamo un andamento che sia rispettabile e prevedibile, in modo che impari a sentirsi visto e riconosciuto in quel racconto e quindi anche protetto e al sicuro e di conseguenza pronto ad affrontare il futuro.

Martina Mastinu

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