LA TRAVERSATA

Insopportabile l’odore di nafta e poi quei corpi addossati, la paura delle onde che crescono, il pianto del bambino: il suo, legato al seno con una stoffa ampia, ma spaventato anche lui, come tutti.

***

La traversata era breve, le avevano detto, e tra la partenza e l’arrivo il tempo sarebbe migliorato: c’erano delle nuvole, ma non bisognava temerle.

Al massimo, qualche spruzzo di pioggia.

E poi, per una vita migliore non si poteva correre qualche rischio?

Tutti i suoi risparmi per quella traversata: lei e suo figlio, nel tentativo di raggiungere un’altra vita.

Ma era stato faticoso anche arrivare allo scalo da cui partire.

Lei ripensa ai momenti che hanno preceduto quella scelta: la paura della guerra, le stragi nel suo paese, la povertà, il desiderio di una vita migliore per lei e il bambino, la voglia di raggiungere il suo uomo, partito da mesi, che la aspetta e che ancora non conosce quel figlio che lei si lega addosso.

***

Ma, d’improvviso, il mare si agita: la barca è leggera, si scuote da prua.

Le onde crescono.

“Quanto sono alte”, pensa la donna, che prima di allora non aveva mai visto la distesa marina.

***

Finalmente compare la costa.

Alcuni si alzano in piedi, altri ringraziano, altri ancora pregano.

Ma poi, la disperazione.

Il mare si gonfia ancora, attacca il legno fragile, lo rovescia.

Le urla.

Le braccia che si agitano nel tentativo di aggrapparsi, l’acqua salata che entra in gola e ti chiude il respiro.

Il mare è freddo, duro, pesante.

Lei ha solo un pensiero: “Salva il mio bambino”.

Ma nessuno la ascolta.

***

Scendono verso il fondo lentamente, lei e suo figlio, legato al seno da una stoffa ampia.

Non pensava fosse così facile: sembra un sonno profondo la morte, come quello del bambino che si aggrappa a lei, ma non respira.

Poi si poggiano piano.

Il mare non è molto profondo in quel punto.

***

Intorno alla madre e al figlio si affollano le creature del mare: delfini, mante, cernie, dentici, polpi e altri esseri ancora.

Li stanno a guardare.

Tante volte hanno visto altri corpi adagiarsi sul fondo: le correnti li muovono piano, come per invitarli a danzare.

Gli esseri del mare spingono la madre e il bambino con i musi o con le pinne, sperando di svegliarli.

Ma si arrendono con dolore.

***

Ed ecco si avvertono suoni lontani: accompagnato da creature dell’acqua, che danzano e cantano, giunge il Signore del Mare.

Si avvicina alla donna e al bambino, li contempla, si commuove.

Ne ha visti tanti, troppi morire, uomini soprattutto, che lottavano disperati prima di arrendersi.

Ma quella maternità spezzata lo sconvolge.

Allora decide.

***

Tocca la donna e il figlio con un gesto leggero, quasi paterno.

E accade il prodigio: i due corpi si scuotono, prendono vita.

La pelle risplende, le gambe si uniscono: sono code flessuose.

Le braccia si trasformano in pinne.

I visi si allungano, gli occhi si stringono.

La madre e il figlio si muovono come se fossero nati in quel mare.

Sono due delfini adesso: una madre e un figlio.

***

Non credevano fosse facile vivere ancora.

Si accostano alle altre creature, che si stringono intorno e li accolgono.

Adesso i loro corpi accarezzano l’acqua, che scivola sulla pelle e risuona.

Sembra una voce antica, sonora come il respiro del mondo.

Gloria Lai

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