L’ALTRO TELEFONO

Era stata un’esperienza forte.

Per una come lei, avrebbe potuto rivivere una storia, costruire un progetto.

Ma lo fermava il timore di fallire ancora.

E alla domanda della donna che gli chiedeva del loro futuro, lui aveva risposto: “Non è bello incontrarsi così?”

Ma a lei non bastava.

E in realtà neanche a lui, ma gli era mancato il coraggio.

E aveva lasciato che quella donna si allontanasse: l’unica per cui provava emozione, da quando il suo matrimonio era finito miseramente.

***

Da allora, erano passati anni: lavoro, qualche relazione senza importanza, vita da solo, in una casa bella e comoda.

E un cane di grandi dimensioni, che portava fuori al mattino e al rientro serale.

Il resto del tempo, l’animale lo trascorreva nel giardino sul retro, tra una cuccia in legno e un divano vecchio e sfatto, su cui si allungava, aspettando il ritorno del padrone.

***

Tutto segnato da tempi precisi, che consolavano l’uomo e gli davano il conforto di una vita normale.

Fino ad una situazione inaspettata e drammatica.

In breve tutto era cambiato: chiuso l’ufficio, lavoro da casa, uscite brevi con il cane.

E molto tempo, forse troppo, per riflettere.

***

Era sempre stato un lusso per lui frugare nei cassetti: invece adesso li svuotava completamente, guardava con attenzione gli oggetti, eliminava quelli che non avevano più valore per lui.

Usava il tempo a disposizione per ripulire la casa e liberarla delle cose inutili, come avrebbe voluto fare con i ricordi, soprattutto dopo aver chiuso la storia con lei.

***

Le camminate con il cane gli permettevano di guardarsi intorno, anche se a poca distanza da casa.

In quelle uscite brevi apprezzava l’andatura del suo animale, che si adattava ai passi del padrone.

Arrivavano sino alla fine della strada, poi tornavano indietro: era primavera e la bellezza dei glicini in fiore riusciva a ferirgli lo sguardo.

***

Tra i cassetti della scrivania, ritrovò un foglietto: lo aveva strappato dalla sua agenda, una sera di molti anni prima.

Alla fine della cena, infatti, su una metà del foglio aveva scritto la data, il suo numero di telefono e il suo nome, perché la compagna di quella sera non lo dimenticasse.

Sull’altra metà, il numero e il nome di lei: poi aveva piegato il biglietto e l’aveva messo in tasca, con un’attenzione che da tempo non usava.

In realtà, il telefono della donna lui lo sapeva a memoria: ma gli era piaciuto scriverlo, come per gioco.

O come per magia.

Invece lei, distratta qual era, aveva smarrito il numero che l’uomo le aveva dato qualche giorno prima.

“Non perdere anche questo”, le disse lui, passandole il foglietto.

E gli venne da ridere: non gli capitava da tempo con una donna.

***

Si erano conosciuti casualmente, alla fermata di un bus che tardava ad arrivare.

Due chiacchiere per rompere il ghiaccio, scambi di informazione sui lavori che facevano. Poi, parlarono di animali: lei adorava i gatti, lui preferiva i cani.

Ma avevano subito iniziato a raccontarsi che tornare a casa ed essere accolti da quegli esseri, era una forma di felicità.

Si erano scambiati i numeri di telefono.

“Ti chiamo, se non ti dispiace”, aveva detto lui, prima di scendere alla sua fermata.

***

La fine del matrimonio lo aveva reso quasi cinico e la frequenza dei suoi incontri con donne gli dava un senso di pienezza e di banalità insieme: ma era come se, ad ogni uscita, si fosse buttato via.

L’incontro con lei alla fermata del bus e quella cena erano stati diversi, invece.

La riaccompagnò a casa e non provò neanche a salire da lei.

L’avrebbe richiamata presto, le disse.

E infatti, dopo qualche giorno, compose di nuovo il suo numero.

Da allora, presero ad incontrarsi. 

L’uomo sembrava aver ritrovato fiducia: lei era serena e colta, distratta e divertente.

***

Si accorse che quella non era una storia banale.

E per questo cominciò ad aver timore: più approfondiva la conoscenza di lei, maggiore diventava il bisogno di vederla.

E se tutto fosse finito?

O se lei lo avesse deluso?

“Non sopporterei un altro fallimento”, si disse l’uomo.

Poi arrivò una domanda, quella che lui temeva.

“Pensi che potremo avere un progetto insieme?”

 Avrebbe voluto dirle di sì, che aveva paura, ma che ci avrebbe provato ancora.

E invece le rispose:

”Non è bello incontrarsi così?”

Il silenzio di lei fu l’unica risposta.

***

Adesso aveva quel numero tra le dita.

Chissà se era ancora lo stesso, ma gli sarebbe piaciuto risentirla, sapere di lei.

Forse non lo aveva dimenticato.

***

Qualche giorno dopo, squilli ripetuti.

Era nel giardino e giocava con il cane.

Si affrettò per rispondere: temeva che avrebbero chiuso, ma agguantò il cellulare e riconobbe il numero.

“Non ci credo.  Possibile che sia tu?”

La voce stupita della donna gli rispose: “Ma davvero hai ancora il mio numero?”

***

Il cane si meravigliò per il tono del padrone: era più basso del solito, carezzevole.

Lo raggiunse in salotto e si sdraiò ai piedi dell’uomo: aveva già capito che quella telefonata sarebbe durata a lungo.

Gloria Lai

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