IL CANE

Non pensava sarebbe accaduto a lei.

Un matrimonio lungo, sereno, due figli ormai grandi, nipoti adorabili.  

I figli erano giunti presto, e anche i nipoti, forse perché avevano tutti fretta di esistere.

***

Da qualche tempo il marito le sembrava più giovane, più attivo.

E aveva anche cambiato profumo: non usava più quello che lei gli regalava da sempre e che le dava il senso consolante di una vita insieme.

Le ricordava le abitudini amate: l’abbraccio notturno, la colazione al mattino, le discussioni politiche, la spesa insieme.

E, ancora, educare i figli, guardarli crescere, ascoltare di nascosto i loro pianti d’amore.

Poi i matrimoni di entrambi, i nipoti.

Tutta un’esistenza quotidiana: crescere insieme, litigare anche, chiedersi scusa.

E abbracciarsi in silenzio.

***

Lui le sembrava diverso, più distante, distratto.

Telefonate serali.

“È l’ufficio”diceva lui.

“Le solite scocciature”.

E si chiudeva in salotto.

***

Poi lei non resse.

Mentre il marito era in doccia, andò rapidamente al suo computer: niente sulle e-mail.

Cercò rapidamente nel cestino.

E trovò quello che cercava.

Si chiese perché lui non avesse cancellato quei messaggi, quegli appuntamenti.

Forse voleva che lei li trovasse?

Rimase gelata.

Intanto si era fatta notte.

E si preparò sconvolta ad andare a dormire, senza dir nulla.

***

Si mise a seguirlo: conosceva perfettamente i suoi orari lavorativi, le uscite per il tennis, gli itinerari.

Lei poteva usare il proprio tempo: aveva rinunciato al lavoro per dedicarsi alla famiglia e da molto ormai, da quando i figli avevano i loro affetti, viveva senza scadenze che non fossero la conduzione normale di una casa e l’occuparsi dei nipoti, quando era necessario.

***

Un bar, lui che arriva di fretta.

Si accosta ad una donna.

La moglie trattiene il respiro: è molto giovane quella che il marito abbraccia, credendosi non visto.

Poi si avviano verso un albergo vicino.

Lei è stravolta: neanche il pudore di nascondersi, pensa.

Poi china il capo e torna a casa.

***

Lui è sempre più distaccato, quasi scortese.

La donna capisce che qualcosa accadrà a breve.

E infatti, una sera, le si para davanti: ha preparato la valigia, è imbarazzato, non la guarda negli occhi.

“So che hai capito”, le dice.

“Voglio iniziare una vita nuova. Non posso stare qui.”

Lei sospira.

“Potrebbe essere tua figlia”, gli risponde.

“L’ho vista. Come hai potuto?”

L’uomo resta interdetto, poi china il capo.

“Da tanto non ero così vivo. Lei mi dà la scossa, mi sento giovane. La vita è mia”.

La donna respira forte, si sente crollare.

Poi gli chiede di stare ancora un poco.  

Prende un album di fotografie: tutta la loro vita in quelle immagini.

Gli siede accanto e comincia a sfogliare le pagine: il giorno del matrimonio e il viso di lei, felice e ansioso insieme.

Lui era stato il suo unico uomo. 

Poi le foto dei figli al battesimo, con l’abitino di pizzo, il primo giorno di scuola, il cagnetto che lui e lei avevano soccorso, sbattuto fuori da un’auto: l’avevano raccolto e fatto curare.

Era stato l’animale amatissimo della loro casa, vissuto tanti anni quanto il cane di Ulisse. Aveva scodinzolato anche prima di andarsene, con gli occhi umidi di affetto.

In una delle immagini dell’album, mostrava il ventre, offerto a ricevere carezze.

***

Lui taceva: quelle fotografie lo toccavano profondamente.

Non le vedeva da tanto e adesso, mentre si preparava ad andarsene, gli sembrava di tradire non solo sua moglie, ma tutto il passato, le promesse, le tenerezze vissute.

La potenza dell’attrazione, però, fu più forte.

Prese la valigia.

“Ti chiamerò”, le disse.

E oltrepassò la soglia.

***

Mesi di silenzio.

***

Una telefonata da un ospedale cittadino.

Le comunicavano che il marito era ricoverato presso di loro.

Si affrettò.

Era magro e pallidissimo, in quel letto in penombra.

Gli sedette accanto e gli chiese cosa fosse accaduto.

“Il cuore”, disse l’uomo.  

Poi lei domandò dove fosse l’altra.

“Era un fuoco di paglia”, lui rispose.

“Non è durata a lungo. Non so cosa mi sia preso, avevo perso la testa. Sono affranto”.

***

Andò a trovarlo ancora: lui si riprendeva piano.

Non parlarono mai dell’altra.

L’uomo non chiedeva nulla, ma si illuminava quando la moglie entrava nella stanza.

***

Il campanello: lei andò ad aprire.

Lui teneva la valigia e con l’altra mano sorreggeva un cagnetto, che aveva gli stessi colori dell’altro.

Anche il muso gli somigliava.

Lei si trattenne dal fargli una carezza. 

“L’ho preso al canile”, le disse.

“Era stato abbandonato per strada, anche lui. L’ho chiamato Argo, come il cane di Ulisse”.

Un’esitazione.

Con voce incerta chiese: “Possiamo entrare?”

Silenzio di lei, sguardo chino.

Dopo alcuni secondi, la donna accolse il cagnetto tra le braccia, poi si recò in cucina a cercare una ciotola per il cibo.

E lasciò spalancata la porta di casa.

Gloria Lai

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Opera tutelata da Patamu.com con il n°. 110478 del 28/08/2019

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