Ago 26 2019
Archive for Agosto, 2019
Ago 19 2019
LA VITA È BIPOLARE
Il DSM5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) spiega che:
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Il Disturbo Bipolare (definito anche Sindrome Maniaco-Depressiva) è una patologia caratterizzata da gravi alterazioni dell’umore e dei comportamenti.
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Chi ne soffre si può sentire al settimo cielo in un momento e immediatamente dopo in preda alla disperazione, senza alcuna ragione apparente.
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Questo oscillare di continuo tra stati d’animo opposti influisce pericolosamente sulla vita lavorativa, sociale e affettiva.
Oggi l’alternarsi veloce dei vissuti emotivi è guardato con sospetto e il Disturbo Bipolare sembra essere una patologia sempre più diffusa.
La paura della diagnosi psichiatrica ossessiona la vita di tanta gente.
Finire preda delle emozioni è considerato: pericoloso.
Troppo istintivo, patologico, disdicevole, anomalo e certamente… da evitare.
Nelle società evolute è preferibile mostrarsi calmi, pacati e indifferenti.
Va di moda l’impassibilità.
Eppure…
Dal punto di vista psicologico l’assenza di emozioni denota un deficit della consapevolezza emotiva definito alessitimia e caratterizzato dall’incapacità di riconoscere e condividere i sentimenti.
Il mondo intimo è animato da tanti stati d’animo differenti che possono coesistere o alternarsi anche velocemente nella psiche.
La vita stessa è bipolare.
Il giorno si avvicenda alla notte, l’inverno insegue l’estate, il dinamismo cede il posto al sonno…
Tutto è fatto di un continuo oscillare tra situazioni differenti e contrapposte.
Luce e buio, vuoto e pieno, attivo e passivo, rumore e silenzio… sono i ritmi che scandiscono le nostre giornate, regalandoci una naturale armonia.
A nessuno piacerebbe che il sole non tramontasse mai o che la notte durasse sempre.
Amiamo l’inverno e lo scintillio del Natale anche perché sappiamo che presto arriverà il caldo dell’estate con i colori del sole.
Prima o poi l’euforia cede il posto al silenzio.
E la quiete lascia spazio alla vitalità.
L’esistenza è fatta di continui cambiamenti.
Espansione e contrazione si alternano nella psiche come nella realtà e scandiscono il tempo delle nostre emozioni.
Gli animali vanno in letargo e recuperano nuove energie in primavera.
Ci alziamo al mattino pronti a cominciare una nuova giornata e la sera desideriamo rifugiarci nel riposo e nell’intimità delle nostre case.
Nella fase di espansione siamo pronti a confrontarci col mondo e desiderosi di cedere la nostra energia alla vita.
Nella fase di contrazione abbiamo bisogno di ritirarci in noi stessi e di elaborare le esperienze.
La socializzazione cede il posto alla solitudine.
L’intimità ci rinforza e ci spinge verso nuove avventure.
Pretendere di uniformare i cicli della vita in un’unica traccia monocorde è come suonare sempre la stessa nota.
Uccide l’armonia e annichilisce le profondità dell’esistenza.
La bipolarità diventa una malattia soltanto quando provoca una forte sofferenza in chi la vive.
Più spesso è il segnale di un organismo in armonia con la natura.
Ci sono patologie che sono tali soltanto all’interno di una civiltà malata, segni di una disfunzione nell’organizzazione dell’umanità.
Ognuno di noi deve fare attenzione alle definizioni di sé e delle persone che incontra.
E scegliere autonomamente cosa è sano e cosa invece è patologico.
A volte, per rinchiudere chi non si sottomette ai dettami del più forte la psichiatria costruisce prigioni invisibili, marchiando l’unicità individuale con lo stigma infamante dell’infermità.
Carla Sale Musio
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Ago 12 2019
COME CAMBIARE LE ABITUDINI ALIMENTARI
Quando decidiamo di cambiare il nostro modo di alimentarci è importante stabilire perché vogliamo farlo.
Di solito ci preoccupiamo di come fare le cose.
Vogliamo avere la certezza del percorso, sapere quali saranno i passi che ci guideranno fino al compimento del progetto e trascuriamo il movente profondo, la verità che sottende le scelte.
Tuttavia, per raggiungere il traguardo è fondamentale conoscere i motivi che stanno dietro alle decisioni.
Interrogarsi con sincerità sul perché aiuta a scoprire i conflitti interiori che ostacolano i cambiamenti e permette di stabilire l’armonia emotiva necessaria al raggiungimento dei risultati.
Cambiare modo di nutrirsi non è facile.
L’inconscio ama i rituali ed è abitudinario.
Se facciamo sempre le stesse cose alla stessa ora, nel mondo intimo si struttura una sorta di pilota automatico che organizza la sequenza delle azioni al di sotto della consapevolezza.
Questo meccanismo ripetitivo serve a liberare la coscienza da sforzi inutili, in modo da rendere disponibile l’attenzione per attività diverse.
Nascono così tanti rituali quotidiani, utili per semplificare la vita ma pericolosi quando decidiamo di cambiare.
Infatti, più abbiamo coltivato un comportamento automatico e meno sarà facile abbandonarlo.
L’alimentazione non sfugge a queste regole.
Ci viene fame sempre alla stessa ora e desideriamo sempre gli stessi cibi perché gestiamo i gusti e i ritmi della nutrizione in base a scelte che sfuggono al controllo razionale.
Normalmente è l’inconscio a decidere per noi quando, quanto e cosa mangiare, seguendo criteri che si sono formati nel passato e non sono più stati messi in discussione.
Criteri legati a scelte emotive, rituali familiari e tradizioni sociali mosse da interessi economici o disponibilità affettive che spesso hanno poco a che fare con i bisogni della sopravvivenza e con la salute.
Indagare le motivazioni che stanno dietro a un cambiamento significa esplorare i vissuti nascosti e ascoltare anche quelle parti della psiche che a cambiare… non ci pensano affatto!
Infatti, insieme al sì compare anche il no.
E mentre analizziamo il perché vogliamo farlo dobbiamo ascoltare anche il perché non vogliamo farlo.
Di solito ad agire nell’ombra boicottando le scelte innovative (per paura del dolore e dell’abbandono) sono le Parti Tradizionaliste e Conservatrici.
Incarnano vissuti legati alla storia della nostra vita e della nostra famiglia.
Raccontano aspetti interiori memori di sofferenze antiche e pronti a tutto pur di evitarle.
Così, se a casa nei giorni speciali si mangiavano le frittelle, rinunciare a quel piatto farà insorgere le Parti Infantili della psiche che si sentiranno abbandonate e sole senza il sapore delle feste.
Per affrontare il cambiamento e smettere di mangiare le frittelle dovrò trovare qualcosa di altrettanto buono e affettivamente nutriente da offrire al bambino che vive nel mondo interiore.
Non deve necessariamente essere un cibo, può trattarsi di un giro in giostra, di un quaderno con le pagine colorate, di un libro magico o di un sacchetto di perline… andrà bene qualsiasi cosa susciti lo stesso piacere e la stessa sensazione di amore e appartenenza provocata dalle frittelle.
Se, però, non terrò conto di questi valori emotivi (e semplicemente mi imporrò di non mangiare più frittelle) quelle Parti Infantili trameranno nell’ombra e, non appena abbasserò la guardia, faranno in modo di sabotare i miei propositi.
Magari facendomi venire un inspiegabile nervosismo, un forte mal di testa, i crampi allo stomaco, la depressione… qualsiasi cosa permetta di trasgredire le nuove norme per riportare in auge le abitudini di sempre.
Analizzare il perché dei cambiamenti struttura i criteri necessari ad abbandonare le consuetudini e disegna strategie alternative, volte a compensare le perdite (affettive) indispensabili al formarsi di uno stile di vita più sano.
Sostituendo i rituali del passato con scelte diverse (legate ai ricordi ma in grado di non intralciare i progetti del presente) prende forma un nuovo modo di nutrirsi: non più succube di antichi bisogni d’amore e (finalmente) libero di scegliere possibilità ancora sconosciute.
Carla Sale Musio
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Ago 06 2019