GENITORI, FIGLI, EGOCENTRISMO E FISICA QUANTISTICA

La psicologia ci insegna che i bambini: più sono piccoli e più sono egocentrici.

Atterrano nella vita ancora immersi nella conoscenza dell’Infinito.

E in quello spazio immateriale (da cui provengono) non esistono l’io e il tu, la dualità e la separazione ma tutto è sempre Tutto.

È difficile abituarsi a vivere nel mondo delle polarità e imparare a gestire gli opposti: il bene e il male dentro di sé.

Occorre una esistenza intera (e forse anche più di una…).

Nella Totalità della coscienza non ci sono confini e chi ancora si muove immerso in quella sapienza originaria fatica a comprendere l’identità, la responsabilità, la gestione di sé, il desiderio, l’attesa e la fatica di procurarsi le cose.

Ecco perché i bambini sono egocentrici.

Nel mondo prima della nascita ogni realtà esiste SEMPRE e non c’è bisogno di cercarla o chiederla.

Ogni cosa è a disposizione.

Senza distinzione, senza separazione, senza tempo.

In quel luogo privo di coordinate fisiche non ci sono buoni e cattivi, giusto e sbagliato, mancanza, distanza, dolore o delusione.

È una scoperta lacerante quella che ci aspetta quando arriviamo in questa realtà materiale.

Per comprendere appieno l’immensità della coscienza è necessario sperimentarla da tutti i punti di vista.

E per ottenere questo la Totalità si parcellizza.

Cioè acquisisce tante identità, ognuna in relazione con le altre componenti del Tutto.

Per conoscere ogni aspetto di sé l’Infinito ha bisogno di frammentarsi.

Difficile parlarne senza deformare la percezione.

Difficile capirlo e capirsi.

Le parole sono scatole piccole per contenere ciò che non ha confini.

Eppure…

I bambini arrivano nella vita ancora immersi in quella dimensione originaria fatta di onnipotenza, onniscienza, immediatezza e trascendenza.

Il tutto e il nulla per loro sono presenti, reali e pieni di significato.

Imparare a muoversi nel corpo e utilizzare le leggi della fisicità è difficile.

Istintivamente cercano il potere che caratterizza la completezza e lo identificano nelle persone che li accudiscono.

Ai loro occhi ancora aperti sull’immensità il principio onnipotente prende forma nelle persone che li accudiscono e queste diventano il punto di riferimento, la guida, i depositari del sapere e della verità.

Nel mondo della polarità questo passaggio è fisiologico e necessario a creare l’attaccamento, la relazione e la possibilità di far convivere la dimensione affettiva con quella materiale.

Quando i genitori sono a conoscenza dei meccanismi che determinano la dipendenza infantile possono aiutare i loro figli a conciliare le leggi dell’Infinito con quelle della parcellizzazione, permettendo ai piccoli di sviluppare un sano senso di responsabilità verso se stessi (e verso ogni altra creatura).

Quando invece i genitori pretendono di incarnare la divinità, nel mondo infantile la comprensione della materialità si fonde con l’onnipotenza che appartiene alla Totalità, deformando la percezione della realtà e provocando pericolose idealizzazioni.

Aspettarsi che i genitori possiedano un potere divino dà origine alla maggior parte della sofferenza che esiste nel mondo.

I cuccioli sono naturalmente portati a credere in un principio magico capace di soddisfare ogni loro necessità.

E su questa aspettativa miracolosa e impossibile basano la comprensione degli avvenimenti.

Sono convinti che i genitori conoscano tutte le loro esigenze e sappiano sempre soddisfarle.

Si aspettano che papà e mamma portino avanti il compito di aiutarli a crescere come se fosse l’unico e il più grande dovere della loro vita.

Questo in parte è vero: i piccoli dipendono dagli adulti e senza il loro supporto non potrebbero vivere.

Tuttavia, da qui a credere nell’onnipotenza dei genitori ce ne passa!

Gli adulti sono persone che a loro volta stanno imparando a vivere, bambini cresciuti in mezzo a tante difficoltà e tante sofferenze.

Esiste una catena di inconsapevolezza che si tramanda da una generazione all’altra e riguarda la percezione della Totalità.

Pensare che i bambini siano degli adulti in miniatura ha creato innumerevoli fraintendimenti e provocato altrettanto dolore.

Per realizzare un mondo a misura dei più piccini è necessario comprendere i codici dell’Infinito e ricordarsi che la psiche infantile arriva nella fisicità ancora immersa in quelle verità.

La mancata comprensione di questo principio genera una sequenza di aspettative e delusioni senza soluzione di continuità:

  • I genitori pretendono di incarnare una saggezza e una sapienza impossibili da raggiungere nel mondo della dualità;

  • I bambini sollecitano una disponibilità e un’onniscienza che gli adulti non possiedono.

Manca un dialogo aperto e sincero sulle diverse acquisizioni della personalità (matura e immatura), un confronto onesto che consenta ai più grandi di condividere le incertezze e l’imperfezione lasciando ai piccoli il tempo e il compito di assimilare tutta la complessità della vita.

Ognuno è responsabile di se stesso e delle proprie azioni.

La sensibilità dei bambini si deve abituare all’impatto con l’identità e con la separazione che caratterizzano l’esperienza fisica.

Gli adulti hanno il compito di proteggerli e aiutarli… senza erigersi a depositari del sapere.

Accollandosi il peso della propria incapacità.

Rispettare le fragilità di ogni generazione permette di costruire un mondo basato sull’accoglienza delle tante dimensioni della coscienza e restituisce a tutti il valore e la profondità della vita.

In questa chiave il successo non è il conseguimento di status sociali stabiliti da altri ma l’ascolto di sé e della propria intima verità.

Come insegna la fisica moderna: la vita è il percorso che consente di essere onda e particella insieme, materiale e immateriale, identità e infinito, Tutto e tutti… contemporaneamente.

Carla Sale Musio

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