L’ALBERO

Era un albero centenario nel profondo del bosco ombroso.

E le vie per raggiungerlo, intricate e nascoste.

I vecchi dicevano:

“Se hai un desiderio, devi sussurrarlo ai suoi rami”

Ma bisognava recare bei doni.

Infatti l’albero era esigente.

E voleva essere ripagato.

*** *** *** *** ***

A memoria d’uomo, pochi desideri erano stati esauditi.

Forse i doni erano miseri o scarsa la passione nel chiedere.

Nessuno sapeva rispondere.

Gli stessi vecchi scuotevano il capo canuto.

E tacevano.

*** *** *** *** ***

Viveva in un villaggio ai margini del bosco.

Sola.

Mesi prima la madre, ormai vecchia e malata, l’ aveva chiamata a sé, l’aveva baciata in fronte.

Poi, aveva chiuso gli occhi per sempre.

E da allora lei non sapeva vivere.

Mai più i sorrisi, le tenerezze, le risate, le confidenze, mai più gli abbracci.

Soprattutto questo la straziava, non averla più accanto, non parlarle, non poterla guardare negli occhi.

*** *** *** *** ***

Fu allora che decise di cercare l’albero dei desideri, quello di cui i vecchi parlavano.

Portò con sé dei viveri, ignorando quando sarebbe giunta.

E una collana d’oro e ametiste.

La sua sola ricchezza.

*** *** *** *** ***

Ricordava i racconti dei vecchi nelle sere d’estate:

“Se nutri desideri profondi, il bosco ti aiuta”

E a lei sembrava proprio che il bosco la guidasse.

Al rumore di una frasca si era voltata e aveva intravisto un sentiero.

Poi, la danza di due farfalle l’aveva condotta.

Ed ecco all’improvviso l’albero antico, contorto di anni e di vento.

Gli si accostò, esitante.

Sentiva la linfa fluire e il mormorio difforme delle foglie.

Si inchinò a lui con rispetto e gli parlò.

*** *** *** *** ***

Quando tacque, attese per qualche lunghissimo istante.

Pareva non accadesse nulla ma, d’improvviso, sulla corteccia comparve un’immagine.

Con immenso stupore la figlia riconobbe il volto della madre.

Poi vide che tutta la figura di lei si stagliava lentamente sul tronco, assumeva rilievo.

E si animava.

Folle di emozione, cercò di toccare quel viso e quel corpo.

Allora, viva nell’aspetto, la madre aprì dolcemente le braccia e la strinse a sé.

La figlia sentì che il proprio corpo rinsecchiva, aderiva alla corteccia, diventava rami e foglie, attraversato dagli umori vitali.

E allora capì.

Lei e la madre, insieme, palpitavano nel grande respiro del mondo.

Ai piedi dell’albero, la collana di ametiste rifletteva nel viola opalescente i bagliori del tramonto.

*** *** *** *** ***

Passò il tempo.

I pochi a giungere in quel luogo sussurravano richieste, ma erano desideri miseri o inverecondi o feroci.

Nessuna risposta.

Non si mosse neanche una foglia.

Lei e la madre, intanto, esistevano nell’essenza dell’albero, si nutrivano della stessa energia.

E il tempo scandiva per loro le stagioni e gli istanti.

*** *** *** *** ***

Da mesi ormai non si vedeva nessuno, quando una sera d’autunno giunse un uomo.

Non recava doni, ma si inchinò.

Poi prese a dire.

“Non ho nulla da offrirti, ma ascoltami. Ho viaggiato nel mondo tra splendori e brutture, albe, tramonti, prodigi e cieli infuocati. Ma l’amore, quello vero, l’ho cercato invano. E se vorrai donarmelo, te ne sarò grato.”

L’albero ascoltò quella preghiera, come aveva sentito le altre.

Ma palpitò per la profondità del desiderio.

E non si curò della mancanza di doni.

*** *** *** *** ***

Poi fu sconvolgente quanto accadde.

Uno schianto nel legno. E con forza l’albero strappò via da sé la figlia.

Lei si oppose ma, per quanto tentasse di aggrapparsi e resistere, si trovò sull’erba tra le radici nodose.

Di nuovo donna, nuda e piangente come appena nata.

Incapace di guardarsi intorno, i capelli a nascondere il viso, sentì allora la voce materna:

“Ti sarò sempre accanto, figlia d’oro”

*** *** *** *** ***

Abbattuta, spaventata, silenziosa.

E inerme.

Ma, in quel momento, delle mani strinsero le sue, la sollevarono saldamente e le posero un indumento ampio sulle spalle, a proteggerla.

Come avrebbe fatto anche un padre.

Lei alzò esitante lo sguardo.

E incontrò l’azzurro degli occhi dell’uomo, ancora stupiti dal prodigio inatteso, ma inteneriti.

E sorridenti.

Gloria Lai

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