VIVERE PER MANGIARE O VIVERE PER CELEBRARE LA VITA?

Si mangia per vivere, indubbiamente!

Tuttavia, sulla necessità di mangiare è stato costruito un impero economico talmente potente da trasformare l’alimentazione in una droga legale e sponsorizzata da cui ognuno di noi oggi dipende in misura più o meno grande, a prescindere dalla sopravvivenza.

L’alimentazione dovrebbe essere il carburante che permette al fisico di funzionare.

Il cibo è uno strumento necessario a mantenerci in forma e capace di regalarci un piacevole momento di relax ma, quando ci alimentiamo con sostanze dannose per la salute, i presupposti legati alla sopravvivenza vengono meno e il nutrimento si trasforma in un veleno che ammala il corpo e progressivamente lo uccide.

Chi guadagna sul commercio dei prodotti alimentari ha tutto l’interesse a venderne quantitativi sempre più grandi, senza curarsi troppo delle necessità legate alla salute.

Per chi vende l’obiettivo è il profitto e, quando profitto e salute sono in conflitto, per continuare ad arricchirsi diventa indispensabile occultare la percezione della tossicità dietro motivazioni convincenti e apparentemente irreprensibili.

Nascono così le tante argomentazioni, scientifiche o pseudoscientifiche, a favore di uno stile alimentare sempre più abbondante e sempre più slegato dai ritmi naturali.

Accecata dal mito del progresso e da un patologico narcisismo la specie umana ha perso il contatto con la saggezza della creazione, annientando in se stessa la fiducia in un sapere interiore capace di indicare istintivamente le scelte giuste per la salute. 

Cibi sempre più saporiti e vuoti di nutrimento solleticano il nostro palato e ottundono le percezioni in nome di un bisogno compulsivo di assaporarne sempre di più, indotto abilmente e subdolamente.

Così, mentre gli esseri umani studiano i loro trattati di cucina e di medicina, gli animali ignorano le combinazioni alimentari, il calcolo delle calorie, le diete, i farmaci e le patologie che torturano l’umanità.

Le bestie conducono una vita diversa, capace di mantenere il contatto con la natura e con i suoi ritmi fisiologici.

La loro alimentazione non subisce gli interessi di mercato.

Per gli animali mangiare è soltanto una delle tante cose che riempiono l’esistenza.

E non sempre è la cosa principale.

Giocare, crogiolarsi al sole, correre, saltare, esplorare, fare l’amore, curare i propri cuccioli… sono attività altrettanto importanti e indispensabili alla vita.

Noi esseri umani, però, guardiamo con commiserazione le altre specie, che giudichiamo rozze e poco intelligenti, e, in nome di una cultura priva di scrupoli e di umanità, abbiamo censurato l’istintualità, diventando vittime di uno stile alimentare sempre più innaturale ed elaborato e di una medicina fatta apposta per mantenerci cronicamente dipendenti da farmaci, integratori e sostanze tossiche di ogni tipo.

Esiste una tacita intesa tra chi vende i medicinali e chi vende gli alimenti.

Entrambe le vendite appartengono a un’economia che ha abbandonato l’etica per incrementare i guadagni, fino a trasformarsi in una macchina finanziaria del tutto priva di valori morali.

Ne sono prova i tanti scandali che riempiono le pagine dei giornali, subito messi a tacere dalla necessità di occultare ciò che intacca il sistema economico.

Nella nostra società evoluta, le leggi del mercato hanno sostituito le leggi naturali e oggi l’unica sopravvivenza ritenuta importante è solamente quella del profitto.

Ci hanno convinto che senza incrementare costantemente il sistema produttivo nessuno di noi riuscirebbe a sopravvivere.

Ma, in nome di guadagni sempre più irraggiungibili, abbiamo perso il contatto con l’ascolto immediato e istintivo dei bisogni legati alla sopravvivenza.

Per compensare uno stile di vita completamente avulso dalle reali esigenze del benessere e della salute, consumiamo una quantità eccessiva di alimenti, utilizzando i cibi come antidepressivi, economici, gratificanti e facilmente reperibili ovunque.

Nell’era della tecnologia, la medicina e la scienza dell’alimentazione portano avanti una segreta connivenza volta a tenerci cronicamente ammalati e dipendenti dai prodotti del loro redditizio mercato.

Mangiamo smodatamente, ossessivamente, compulsivamente e per innumerevoli ragioni, tutte molto lontane dalle reali necessità del nostro organismo, che anzi deve faticare non poco a smaltire ogni genere di veleni.

Per mantenere in piedi un impero economico riservato a pochi eletti, abbiamo rinunciato al tempo che le altre specie dedicano alla natura.

Un tempo che ci consentirebbe di diventare parte della sua saggezza e della sua sapienza.

Convinti di sapere sempre molto più di qualsiasi altro animale, lasciamo che uno stuolo di dottori ci insegni cosa e quanto è giusto mangiare, e ci dimentichiamo di ascoltare noi stessi per riconoscere i bisogni naturali del corpo.

Abbiamo le palestre per imparare a muoverci, i dietologi per imparare a nutrirci, tanti farmaci per anestetizzare ogni tipo di dolore, e mille impegni da svolgere ogni giorno per pagare le spese di questa nostra vita frenetica e innaturale.

Per sostenere il ritmo incalzante delle cose da fare, abbiamo trasformato l’atto di mangiare in una droga che ci consente di non pensare, almeno per un po’, e che ci aiuta a non farci domande.

Non ci fermiamo mai a celebrare la vita, assaporando i suoi ritmi come fanno gli animali.

Corriamo verso un progresso che ci annienta come individui, dimentichi che l’esistenza è un ascolto costante della nostra profonda verità.

Il buio e la luce, il caldo e il freddo, le stagioni, i profumi, i rumori, i suoni e i colori della natura … sono tutti alimenti che nutrono la nostra anima, e che ripristinano nel corpo la giusta prospettiva delle cose.

Celebrare la vita significa accogliere dentro di sé l’unione che esiste fra noi stessi e il Tutto che ci circonda.

Senza annegare i pensieri nella digestione ma lasciando che ogni cosa rifletta la sua energia nel corpo. Psichico e fisico.

Non si mangia per vivere e non si vive per mangiare.

Si vive per celebrare la vita in tutta la sua incommensurabile Totalità, di cui mangiare è soltanto un piccolissimo aspetto.

Carla Sale Musio

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