NON VOGLIO DIVENTARE GRANDE!

A volte diventare grandi può far paura.

Ci sono situazioni in cui i bambini, spaventati all’idea di crescere,  si rifugiano in atteggiamenti infantili superati.

In quei momenti mettono in atto dei comportamenti regressivi che stimolano il ricordo della protezione e della sicurezza vissute in passato, facendoli sentire al riparo dalle burrasche della vita.

Generalmente questo succede in situazioni difficili:

  • quando nasce un fratellino

  • quando si avventurano per la prima volta da soli nel mondo (a scuola, in viaggio, a casa di amici o parenti, ecc.)

  • quando la famiglia attraversa un momento critico

  • quando muore una persona o un animale caro

  • quando hanno bruciato le tappe della crescita un po’ troppo velocemente e le capacità fisiche e psichiche non sono ancora supportate dalle necessarie acquisizioni emotive

In tutte queste circostanze i bambini sentono la necessità di rifugiarsi nei vissuti ovattati e rassicuranti della primissima infanzia e spesso chiedono ai genitori di comportarsi con loro come quando erano ancora dei lattanti.

Vogliono il biberon, si succhiano il dito, insistono per essere tenuti in braccio, fingono di non saper parlare…

Di solito i genitori rimangono sconcertati davanti a queste richieste e, per paura di boicottare il naturale processo di crescita, tendono a non assecondarle cercando di distrarre i bambini con giochi diversi e più adeguati alla loro età.

In questo modo, però, non rassicurano i piccoli che, intuendo la disapprovazione, nascondono i propri bisogni regressivi per concederseli in segreto quando nessuno li vede.

È importante sapere che la regressione fa parte della crescita e non sempre è un meccanismo di difesa patologico.

Tutti noi alterniamo momenti di cedimento a momenti di conquista, e passiamo attraverso dei ritorni al passato prima di lanciarci definitivamente in un cambiamento importante.

Capita quando decidiamo di smettere con un’abitudine dannosa, quando vogliamo chiudere una relazione che giudichiamo sbagliata, quando impariamo una lingua straniera, quando pratichiamo una nuova disciplina sportiva…

In tutte queste occasioni, il raggiungimento di una maggiore competenza è preceduto da un momento di confusione e d’incapacità.

È un po’ come tornare indietro e prendere la rincorsa… per fare un balzo in avanti.

I comportamenti regressivi nei bambini, segnalano il bisogno di protezione e di sicurezza e possono essere uno strumento prezioso per recuperare un’infanzia che è mancata o che è trascorsa troppo velocemente.

Concedere dei momenti di regressione non significa bloccare lo sviluppo evolutivo.

Al contrario, può essere una risorsa per superare una stasi emotiva e riprendere a camminare con sicurezza nella vita.

È importante, però, che la regressione sia accettata dai genitori e vissuta insieme ai figli, come se fosse un gioco.

In questo modo si concede uno spazio infantile senza penalizzare la crescita e la maturità.

IL GIOCO DEL NEONATO

“Facciamo finta che tu eri ancora piccolo?”

Il gioco per i bambini è uno strumento naturale di acquisizione e conoscenza e, in questo caso, permette ai genitori di circoscrivere i comportamenti regressivi in un intervallo di tempo prestabilito.

Nel “Gioco del Neonato”  la mamma o il papà propongono deliberatamente al bambino un salto nel passato, un ritorno al periodo in cui era ancora in fasce e totalmente dipendente.

In questo gioco ognuno interpreta se stesso nel tempo in cui il bambino era un lattante.

Durante tutta la durata del gioco, il piccolo è trattato come se fosse appena nato: cullato, tenuto in braccio, alimentato con il biberon, messo a dormire nella culla, ecc.

Si ripetono i gesti naturali della primissima infanzia.

L’adulto enfatizza i comportamenti regressivi del bambino, permettendogli di sperimentare una regressione ludica, lecita e condivisa.

È importante che i genitori stabiliscano con se stessi il tempo in cui sono disponibili ad assecondare la regressione del bambino e che non prolunghino il gioco oltre quel limite.

Infatti, è essenziale che partecipino al gioco con entusiasmo e senza sentirsi in ansia per i comportamenti infantili del figlio, al contrario: devono essere proprio loro a proporglieli.

In questo modo si autorizza la regressione e la si circoscrive nel tempo, permettendo al bambino di sperimentarla senza sensi di colpa e senza intaccare la sua maturità.

Una volta che il gioco si conclude, infatti, ognuno riprende i comportamenti abituali e consoni all’età.

Quando i piccoli hanno saturato i propri bisogni regressivi interrompono spontaneamente questo genere di attività e riprendono a usare le capacità della loro età.

“Basta mamma, adesso sono grande!”

“No, dai… questo gioco mi ha stancato.”

“Giochiamo un altro giorno, ora sto disegnando…”

Frasi come queste segnalano che i bisogni regressivi sono stati superati e che la crescita ha ripreso il suo ritmo naturale.

Carla Sale Musio

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