MA LE CAROTE SOFFRONO?


MA LE CAROTE SOFFRONO?

Ebbene sì!

Anche le carote soffrono.

Soffrono… perché amano la vita e non vogliono morire.

Proprio come ogni altro essere vivente.

Alcuni ricercatori hanno dimostrato che le piante possiedono una loro sensibilità e interagiscono emotivamente con il mondo che le circonda (P. Tompkins ; C. Bird La vita segreta delle piante).

Senza bisogno di esperimenti, però, chiunque si occupi di vegetali impara con l’esperienza che alberi, erbe e fiori, possiedono un’anima che è necessario capire e rispettare per vederli crescere sani e rigogliosi.

Il pollice verde dipende dalla relazione che il giardiniere instaura con le sue piantine e dal modo in cui gli parla, le accarezza, le guarda, le incoraggia, le apprezza e le ama.

Ci sono persone che diventano vegane e decidono di vivere mangiando esclusivamente prodotti vegetali.

Chi sceglie di non nutrirsi più con la carne degli animali, inevitabilmente finisce per cibarsi solo di verdure e frutti.

La scelta vegana (di solito) è dettata dall’amore e dal rispetto per tutti gli esseri viventi e dal rifiuto di torturare e uccidere altre creature facendole diventare il pasto dell’uomo.

Gli animali ci mostrano la sofferenza e la paura di morire, ed esprimono il dolore in modi identici a quelli degli esseri umani.

Scappano, piangono, gridano si disperano, sanguinano, agonizzano e cercano aiuto con gli occhi e con i gesti.

Proprio come noi.

MA LE CAROTE SOFFRONO?

Le piante, invece, non hanno occhi per guardare né gambe per scappare, non sanguinano e non piangono, e questo rende molto più difficile l’identificazione e la possibilità di riconoscere in loro la paura della morte e l’attaccamento alla vita.

Ma, naturalmente, non significa che siano felici di diventare il nutrimento di qualcuno.

Chi si nutre di sole piante non può ignorare che cibarsi della vita di qualcun altro non è etico né amorevole.

Però, proprio da questa considerazione e dalla (ancora) inevitabile necessità di mangiare per sopravvivere, ha origine la scelta di alimentarsi esclusivamente di frutta e verdura evitando la carne e gli altri prodotti animali.

Dovendo sacrificare qualcuno per la propria sopravvivenza, i vegani preferiscono uccidere quegli esseri che, essendo privi di sistema nervoso, almeno non hanno una percezione fisica del dolore.

Certo, tutto ciò che è vivo vuole vivere e non morire.

Però, raccogliere erbe e frutti è un po’ come tagliarsi i capelli o farsi la barba, mentre ammazzare mucche, pecore o galline è simile a tagliarsi le dita (esce molto sangue e si prova un dolore terribile).

Probabilmente neanche i nostri capelli sono felici di incontrare le forbici del parrucchiere, né la barba è contenta di essere rasata, né i peli sono d’accordo a essere strappati con la ceretta o bruciati con la luce pulsata.

Ma il disaccordo e il dolore degli esseri che non possiedono terminazioni nervose è privo della sofferenza, dello strazio, della violenza e della tortura, che caratterizzano la morte di tanti animali condannati a diventare il pasto degli uomini.

Mangiare non è mai etico.

Le grandi figure spirituali di tutti i tempi ci hanno mostrato con l’esempio delle loro vite che l’evoluzione dell’anima cammina nella direzione di un nutrimento fatto di energia pura più che di alimenti, di Luce più che di cibo.

Ma tutti noi, comuni e imperfetti mortali che ancora non abbiamo raggiunto la saggezza e la consapevolezza spirituale necessarie per vivere di sola Luce, non riusciamo a rinunciare al cibo e per vivere abbiamo bisogno di mangiare (almeno per adesso).

Possiamo soltanto evitare che il nostro pasto sia condito di violenza, tortura, sofferenza e morte.

MA LE CAROTE SOFFRONO?

La ricerca medica ci mostra, con frequenza sempre maggiore, i danni che la carne e i prodotti di origine animale procurano al nostro organismo e queste informazioni costituiscono un motivo in più per evitare l’uccisione di tante creature viventi.

I cadaveri degli animali non sono un alimento sano né per il corpo né per l’anima.

La nostra coscienza percepisce intimamente che non è giusto ammazzare per vivere e ognuno di noi mantiene (almeno inconsciamente) la memoria del dolore che la propria sopravvivenza infligge ad altri esseri.

Sono queste considerazioni che spingono sempre più persone a scegliere di mangiare solo vegetali.

I vegani sono uomini e donne che non riescono a mostrarsi indifferenti davanti al dolore e alla morte di tanti esseri.

Gente incapace di zittire il proprio cuore.

Certo, è vero, anche le carote soffrono.

Ma la sofferenza possiede sfumature diverse.

C’è sofferenza nel tagliarsi le unghie e c’è sofferenza nel tagliarsi le gambe.

La prima è una sofferenza tollerabile, la seconda no.

L’unico cibo che (forse) è etico mangiare è la frutta.

Perché a frutta è la placenta del seme, serve alla pianta per propagare la propria discendenza ed è in sovrannumero proprio per rendere possibile la crescita costante delle nuove piantine, a dispetto delle difficoltà che possono incontrare nel germogliare.

Mangiare frutta non comporta dolore per nessuno (oltre ad essere estremamente sano), né alle piante né agli animali, né alle persone.

MA LE CAROTE SOFFRONO?

Infatti, non tutta la frutta può produrre nuove vite e quella che non viene mangiata finisce per marcire nella terra o per seccarsi.

Ma, se la scelta vegana è una scelta in contrasto con le abitudini alimentari sponsorizzate dagli allevatori e dai coltivatori e incentivate dal bombardamento pubblicitario dei mass media, nutrirsi di sola frutta è ancora più avversato.

Le nostre abitudini alimentari, incalzate dalle esigenze del mercato alimentare, ci spingono verso una varietà e un’elaborazione dei cibi che la frutta da sola non è in grado di soddisfare.

La vita semplice e naturale è poco gradita al consumismo e rischia di far deragliare l’economia e il profitto dei pochi che governano il mondo.

Ci sono persone che scelgono di nutrirsi solamente di frutta ma, purtroppo, ancora sono pochi spiriti avventurosi e liberi, consapevoli degli inganni che la società dei consumi agisce a discapito della salute e dell’alimentazione.

Creature in grado di avventurarsi nel faticoso processo di disintossicazione dalle tante abitudini alimentari sbagliate che caratterizzano il nostro stile di vita.

Tanti altri, meno agguerriti, ma altrettanto attenti e rispettosi delle altre specie e del benessere del pianeta, preferiscono optare per scelte meno radicali e affiancare alla frutta anche le verdure.

Consapevoli che, sì, è vero, anche i vegetali soffrono… ma non allo stesso modo in cui soffrono gli animali.

La responsabilità individuale verso la salute, il benessere e la costruzione di un mondo migliore è un percorso lungo, fatto di sbagli e di cadute ma anche di ascolto interiore e di rispetto per le esigenze della propria anima.

Mangiare senza violenza e senza infliggere dolore è un cammino di crescita personale che passa attraverso tappe successive.

Il primo passo verso un maggiore rispetto per se stessi è scegliere di non mangiare chi soffre e ci supplica di non morire con la stessa intensità di un essere umano.

Carla Sale Musio

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