LA PROMESSA

La picchiava da tempo. 

Poi le diceva: “Ti amo, perdonami”.

E lei ci credeva perché lui tornava tenero, dolce, seduttivo, l’uomo di cui si era innamorata.

Voleva credergli, sembrava un altro inizio.

Invece, di nuovo, l’inferno.

*** *** *** *** *** ***

A volte tornava a casa dopo aver bevuto con gli amici: era intrattabile, fastidioso, maligno.

Lei taceva intimorita: bastava un nulla per scatenare l’ira di lui.

Ma almeno sul viso non la picchiava più, da quando uno zigomo gonfio e bluastro aveva attirato l’attenzione preoccupata della sorella di lei.

Sono caduta dalle scale” fu la risposta.

Non ho proprio visto un gradino”.

Lui divenne più scaltro.

Sarebbe stato fastidioso affrontare la famiglia della moglie.

Tutti loro avevano cercato inutilmente di distoglierla dal matrimonio.

Non gli piaceva quell’uomo, anche se buon lavoratore e certamente bellissimo.

*** *** *** *** *** ***

Un’altra serata terribile: liti, urla, una spinta violenta.

Era bastata una sciocchezza per accendere l’ira dell’uomo.

Lei, caduta sul divano, il viso sfatto di lacrime.

Fortunatamente non c’erano figli, la donna pensava, ma forse per loro avrebbe trovato il coraggio di andarsene.

E invece restava e nell’assenza del marito scrutava i segni sulle braccia, sul corpo e anche sulle gambe, quando era capitato che la scalciasse, mentre lei era già a terra.

*** *** *** *** *** ***

Dopo averla spinta sul divano, stava per schiaffeggiarla, ma si trattenne.

Infilò la porta.

Fuori lo accolse il freddo di una notte invernale.

In giro senza meta, a sbollire la rabbia, infuriato contro di lei, contro il mondo, contro se stesso.

Quando fu stanco di andare, si sedette sul gradino di un portone, e restò così, la testa tra le mani.

*** *** *** *** *** ***

Come hai potuto diventare uguale a lui?

La voce era scaturita dal nulla.

Si riscosse intimorito: gli stava di fronte una figura femminile.

Bella come un tempo, sua madre lo guardava.

E l’aspetto era quello di quando lui da bambino ne aveva combinata qualcuna e lei lo rimproverava acerba, poi lo perdonava sempre.

Ma il volto di lei cambiava quando tornava il marito: lo sguardo si spauriva, i gesti diventavano incerti, timorosa di infastidire quell’uomo, di cui un tempo era stata innamorata.

E spesso le serate si trasformavano in un incubo: urla, offese, percosse.

Il figlio si nascondeva in una stanza e cercava disperatamente di non sentire, premendosi le mani sulle orecchie.

Il gatto di casa, terrorizzato da quelle grida, cercava inutilmente una via di fuga e allora il bambino lo tratteneva vicino a sé, accarezzandolo piano.

Ma una volta l’ira del padre si era scatenata anche sul figlio e la madre, allora, lo aveva difeso come una furia, con un coraggio animale che non trovata per sé.

Il bambino cercava di consolarla, quando il padre era assente e le diceva che mai, proprio mai, avrebbe picchiato una donna.

*** *** *** *** *** ***

Come hai potuto?” gli ripeté la voce materna.

Lui rimase sconvolto.

Cercò di stringere la madre a sé e di poggiarle il capo sul grembo, come quando era bambino.

Ma le mani restarono vuote: allora la guardò col rimpianto di cui non aveva più ricordo.

Prometti” disse ancora la madre, quando già la sua immagine spariva.

Prometti di mantenere quanto dicevi da bambino”.

E lui, con la voce rotta di nostalgia per lei, promise.

*** *** *** *** *** ***

Si era fatta mattina.

Già le auto scorrevano, qualche passante lo guardava, mentre lui era ancora seduto sul gradino.

Si alzò, sfatto dal ricordo della notte, dalla stanchezza e dai rimorsi. 

Andò verso casa.

Un venditore di fiori al semaforo.

Lui si fermò e comprò un rosa rossa, la più bella.

Poi, mentre camminava, con attenzione e cautela tolse dal gambo del fiore tutte le spine.

Neanche il graffio di una rosa, pensò, doveva ferire la pelle di lei.

Gloria Lai

Opera tutelata da Patamu.com, n.° 89492 del 2/9/2018

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Ultimi commenti

3 commenti su “LA PROMESSA

  1. Sì, sicuramente è una bella favola che trasmette un messaggio positivo, cioè l’idea che le persone possono cambiare in meglio. Ma, purtroppo, esiste anche l’altra faccia della medaglia, infatti molte donne sperano che il loro marito/compagno violento possa prima o poi cambiare ma ciò non avviene mai e la personalità dell’uomo resta decisamente problematica. Quindi ragionare troppo in base alla speranza che la persona possa cambiare può portare a forti delusioni e a conseguenze anche tragiche.

  2. Sono d’accordo col commento di Alessio: troppo rischioso restare vicino ad un uomo che perde il controllo e diventa violento in modo seriale. Meglio darsela a gambe il prima possibile e mettere dei paletti oltre il quale non sconfinare, anche a costo della denuncia!

  3. Ringrazio Alessio e Antonio per i commenti, ma una fiaba semplicemente suggerisce un mondo migliore. Non è un articolo di cronaca e purtroppo la realtà ci dice quanto sia complesso per le donne sottrarsi a storie di violenza quotidiana, anche dopo l’eventuale denuncia.

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