LE LETTERE

Lo squillo del campanello, un rumore di passi oltre la porta.

“Buongiorno, signora. Per lei.”

A cadenze regolari il postino consegnava una busta, poi accennava un saluto.

La porta si apriva un attimo, poi si richiudeva rapida.

In quel breve istante gli occhi dell’uomo si abbagliavano per la bellezza di lei, che a stento lo salutava.

*** *** ***

Lavorava da anni in quel paese, conosceva tutti.

Intuiva dai sorrisi o dall’espressione stupita o dolente il contenuto delle lettere che consegnava.

Era orgoglioso se offriva gioia, anche se racchiusa in fogli di carta.

Ma quando si avvicinava alla casa di lei, gli batteva il cuore.

E si tratteneva a stento dal dirle che i suoi occhi gli toglievano il sonno.

Ormai sorrideva solo nell’attesa di vederla, dopo aver suonato quel campanello.

*** *** ***

Da molto tempo lei riceveva lettere.

La scrittura vigorosa a vergare nome e indirizzo suggeriva un temperamento sanguigno, imperioso. Sul retro della lettera, un nome maschile, una lontana città di provenienza.

Certo, pensava il postino, per interessare una donna come lei ci voleva questo: un uomo dalla scrittura forte, una volontà dura, un carattere teso al comando.

L’orgoglio di lei non poteva essere assecondato.

Bisognava dominarlo, pensava.

Quello di cui lui non sarebbe mai stato capace, arrendevole e mite com’era.

A volte lei partiva e in quel tempo nessuna lettera giungeva al suo indirizzo.

Poi la donna tornava.

E le giornate del postino si riempivano di luce.

Riprendevano quindi ad arrivare le lettere, ma lo sguardo di lei era sempre più triste.

*** *** ***

Infine quella corrispondenza terminò.

E fu delusione anche per lui, quando non ebbe più missive da consegnarle.

*** *** ***

Ormai nessuna lettera da tempo.

Alla consegna dell’ultima, la donna aveva aperto la porta con cautela: oltre lo spiraglio si era profilato in fondo alla stanza un gatto piccolo, che correva veloce verso l’uscita.

Lui amava i gatti e rimase colpito: non pensava che nella vita di lei ci fosse spazio per quelle tenerezze.

*** *** ***

Infine la pensione: l’ultimo giorno di lavoro lui si recò, come aveva fatto tante volte, all’indirizzo di lei.

Suonò, il fiato sospeso.

La donna aprì: questa volta teneva in braccio il gatto, per impedire che fuggisse.

Quello spalancò gli occhi verdi in faccia al postino, che tese la mano a carezzarlo.

E lui pensò che non era mai stato così vicino al viso di lei.

Poi le porse una lettera, salutò rapidamente e si allontanò, lasciandola inquieta e stupita.

In quei fogli lui aveva scritto tutto: il desiderio costante di vederla, la sua attesa paziente, la sua angoscia per la tristezza di lei e la speranza che potesse accoglierlo.

Lui, un uomo tranquillo, fedele, mite e disperatamente innamorato.

*** *** ***

Natale.

Non era facile trascorrerlo da soli.

Aveva però preparato un bell’albero e lo avrebbe piantato nel suo giardino, appena terminate le feste.

Ma poco prima dell’ora di pranzo, uno squillo di campanello.

Dietro la porta, lei.

Bella, sorridente.

Gli consegnò una busta e si allontanò di fretta.

Lui sentì che gli mancavano le forze.

Chiuse la porta, sedette in poltrona, aprì cautamente.

Nell’unico foglio che si trovò tra le mani esitanti, lesse una sola parola.

Sì.

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IL PERDONO

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