SENSIBILITÀ


Si chiama sensibilità ed è l’arma più rivoluzionaria del pianeta.

Chi la possiede non sempre ne comprende il valore.

Tuttavia è solo grazie a lei che il mondo potrà finalmente diventare un posto migliore.

La sensibilità è la capacità di vivere il dolore di un altro come se fosse il proprio.

È lo strumento che permette di identificare i soprusi e la violenza anche quando non ci riguardano direttamente.

È il radar che segnala le cose che non vanno per il verso giusto.

È il bisogno di mettere fine ai conflitti per creare equilibrio e opportunità uguali per tutti.

È un dono di saggezza, di comprensione e di reciprocità.

La sensibilità è un principio di uguaglianza, fraternità e amore che prende forma nell’anima di chi la possiede.

Perciò le persone sensibili sono creature speciali, dotate di una grande umanità, pronte a difendere i più deboli e a combattere le ingiustizie per portare nella vita un messaggio di rispetto, condivisione e accoglienza per tutto ciò che vive.

Eppure…

In questa nostra società malata di prepotenza, la sensibilità è invisa.

Al suo posto coltiviamo la durezza, l’arroganza e il cinismo.

Così, chi ha il cuore tenero, spesso si sforza di nascondere i sentimenti dietro una maschera d’imperturbabilità, nel tentativo di apparire tutto d’un pezzo, sprezzante o indifferente davanti alle sofferenze che non gli appartengono.

Purtroppo (o per fortuna), però, per le persone sensibili, questo distacco è un compito irrealizzabile!

La capacità di sentire dentro di sé la sofferenza degli altri impedisce al cinismo di prendere piede nella personalità e costringe a scelte che spesso sono in antitesi con le esigenze personali.

(Scelte rivolte al vantaggio di tutti e non ai privilegi di pochi)

È in questo modo che gli uomini e le donne sensibili vanno incontro alla derisione e al disprezzo da parte di chi si fa forte dell’opinione della maggioranza per giustificare l’egoismo e l’indifferenza.

“Pensa per te e smetti di preoccuparti per tutto, non puoi mica cambiare il mondo!”

Ripetono, scrollando la testa con commiserazione i sicuri di sé, gli intoccabili del successo e della carriera, i senza scrupoli, quelli che hanno capito come si vive e come salvarsi la pelle in tutte le situazioni.

Ma per chi è dotato di sensibilità l’indifferenza è una strada preclusa.

Una grande accoglienza interiore riempie la vita con le emozioni di tutti, perciò queste persone non riescono a sentirsi bene se anche gli altri non stanno bene.

È in questo modo che nella nostra società la sensibilità complica la vita delle persone, creando imprevisti, incomprensioni, polemiche e derisione.

L’amore non è normale.

È vero.

Avere un cuore significa ascoltare la voce dell’anima prima del proprio egoismo e dare forma a un mondo in cui ci sia spazio per tutti.

Davvero.

Le persone sensibili portano avanti le loro scelte di disponibilità, solidarietà e partecipazione, nonostante i risolini ironici e le battute dei furbi.

E, a dispetto del consumismo, dell’egoismo e della prepotenza, compiono ogni giorno una piccola grande rivoluzione.

Una rivoluzione muta ma inarrestabile e determinata, che capovolge i presupposti della nostra civiltà per fare spazio ai sentimenti e ridare valore a ogni vita.

Pionieri di una società migliore, le persone sensibili reggono sole il peso del proprio sentire profondo, e silenziosamente costruiscono con tenacia un mondo nuovo.

Fondato sull’amore. 

Finalmente.

* * *

Elisabetta sta andando a lezione quando scorge sul ciglio della strada un piccolo gabbiano disorientato e con un’ala sporgente.

È primavera e i pulcini stanno imparando a volare ma purtroppo quando perdono la planata è difficile per loro riprendere il volo insieme agli altri…

Il gabbianino cammina indeciso lungo il guard rail, guardandosi intorno in cerca di aiuto.

Le piume ancora maculate segnalano la sua giovane età.

Le auto sfrecciano veloci senza accennare a fermarsi.

Nessuno sembra notare quella presenza piumata e insolita in mezzo al traffico cittadino.

Elisabetta è in ritardo e non si ferma.

“Devo andare a lezione e ho già troppi animali…”

Ripete tra sé come un mantra, pensando ai cani e ai gatti che complicano la sua organizzazione quotidiana tra lavoro e lezioni all’università.

Cerca di infondersi un po’ di sano cinismo.

Stringe i pugni intorno al volante.

Ma è tutto inutile!

Quello sguardo smarrito le è entrato dentro come una lama nel burro.

Così gira la macchina e torna indietro.

Con pazienza avvicina il pulcino e cerca di immobilizzarlo senza fargli male, evitando i suoi colpi di becco spaventati e nervosi.

Farà tardi a lezione… o forse non ci andrà … ma come si può condannare a morte qualcuno solo perché si è di fretta e il mondo non rallenta la sua corsa?

“Peggio per il mondo! Una vita senza amore non è vita…” pensa tra sé Elisabetta, mentre cerca di capire a chi rivolgersi per aiutare quel piccolino e con pazienza compone ad uno ad uno i numeri del pronto soccorso per gli animali…

* * *

Sergio è un omone tutto di un pezzo.

Lavora in un grande magazzino tessile e la sua giornata è sempre piena di scadenze, impegni e di cose da fare.

Quando esce dall’ufficio è già tardi e vorrebbe soltanto riposare in silenzio, ma oggi non sembra proprio la giornata giusta per questo genere di programmi.

Infatti, non fa a tempo a varcare la soglia di casa che si trova davanti uno spettacolo insolito.

Moglie e figlia, in piedi sul tavolino dell’ingresso, abbracciate e urlanti gli indicano terrorizzate qualcosa sul pavimento.

“Ammazzala! Ammazzala!! Ammazza la blatta! Ammazza quell’orribile bestia!!” gridano in coro, in preda al panico, indicando terrorizzate un grosso scarafaggio che corre velocissimo rasente al muro.

Sergio non prova schifo ma l’idea di uccidere lo fa sentire peggio di un boia e per lui è impraticabile.

Perciò, armatosi di un contenitore di plastica, comincia una caccia ecologica, incurante delle proteste di sua moglie e di sua figlia che invocano la morte istantanea dell’insetto.

Imperterrito, nonostante la stanchezza e il bisogno di silenzio, Sergio porta avanti la sua missione di pace, tra le urla e l’agitazione generale… e quando finalmente riesce nell’impresa, esce di casa e libera il piccolo animale sul marciapiede nonostante le proteste dei parenti.

* * *

Giulia non mangia la carne, il pesce, le uova, il formaggio e i latticini, non porta scarpe di pelle, non indossa cose di lana né, tantomeno, di pelliccia.

Gli amici la prendono in giro.

“Sei fissata!!! Non puoi vivere così! Il tuo è fanatismo!”

E Giulia si sente un’aliena in mezzo a tanta gente che la deride perché cerca di vivere la sua vita senza infliggere sofferenza.

Ha provato a far finta di niente e a non chiedersi sempre quale sia la provenienza delle cose… ma è stato inutile!

Farsi domande è più forte di lei.

Così si complica la vita, cercando di non comprare prodotti che comportino lo sfruttamento di altri esseri viventi, di non calpestare le formiche, di salvare le lumache che incontra sul marciapiede quando piove, di lasciare le briciole sul davanzale a disposizione degli uccellini e di mettere fuori dalla porta di casa i contenitori con l’acqua per gli animali randagi.

Vive con poco ma spende molto.

Perché in questo nostro mondo malato le cose prive di sofferenza sono rare e costano di più.

Carla Sale Musio

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