ADULTOCENTRISMO: un mondo malato

ADULTOCENTRISMO: un mondo malato

Un modo di pensare inflessibile e coercitivo si annida in quei metodi educativi basati sull’uso delle punizioni e sul rispetto incondizionato di regole stabilite senza tante spiegazioni.

È chiamato adultocentrismo e fa parte di un’ideologia educativa che colloca gli adulti al centro del mondo, imponendo ai bambini di adeguarsi al loro stile di vita.

L’adultocentrismo ci porta a guardare le cose esclusivamente dal punto di vista dei grandi, senza considerare né rispettare la vita emotiva dei piccoli.

Sia l’adultocentrismo che la pedagogia nera basano i loro presupposti su una rigida struttura di potere.

E così facendo perpetuano realtà dominate dalla violenza e dalla mancanza di comunicazione.

Nell’adultocentrismo, infatti, il trauma (conseguente ai maltrattamenti fisici e alla mancanza di comprensione e dialogo) è considerato parte integrante dell’educazione, necessario a temprare il carattere e a forgiare adulti ubbidienti e rispettosi, sottomessi alla volontà del più forte.

Questo tipo di pedagogia, purtroppo, mira a eliminare tutte le peculiarità dell’infanzia a vantaggio di un pensare incasellato e preordinato, funzionale a far crescere bravi soldatini (che da grandi rispetteranno le gerarchie ed eseguiranno gli ordini senza discutere).

Sono metodi educativi che ignorano le peculiarità della psiche infantile e considerano i bambini alla stregua di piccoli adulti da addestrare e plasmare assecondando le esigenze di chi è più anziano.

ADULTOCENTRISMO: un mondo malato

Secondo i più comuni presupposti adultocentrici i bambini devono sempre ricordarsi che:

  • L’ultima parola spetta a chi è più grande.

  • Si devono rispettare gli adulti anche quando ci mancano di rispetto.

  • Piangere, soffrire e ascoltare i propri bisogni interiori è segno di debolezza.

  • Si può ridere e divertirsi solo quando i grandi lo ritengono giusto (cioè in occasioni stabilite: feste, spettacoli comici, eventi particolari).

  • Conviene parlare poco e solo quando è strettamente necessario.

  • Prima bisogna assolvere tutti i compiti assegnati e dopo, se rimarrà tempo, si potrà pensare a giocare.

  • È sempre meglio stare zitti e possibilmente non fare rumore.

  • La sensibilità denota stupidità, è preferibile non averla e non bisogna MAI mostrarla.

In tutte queste norme di comportamento l’ascolto e la condivisione delle emozioni e della vita interiore sono totalmente assenti.

I bambini devono adeguarsi ai comportamenti dei grandi e i genitori sono incoraggiati a usare punizioni, umiliazioni e castighi piuttosto che comprendere i bisogni dei propri figli e costruire con loro un rapporto di fiducia, condivisione e dialogo.

La realtà emotiva è ignorata, la sensibilità è giudicata d’intralcio e perciò da combattere, la fantasia è ritenuta pericolosa e fuorviante.

Tutto questo si ripercuote inevitabilmente sulla personalità in formazione dei più piccini, creando innumerevoli danni nello sviluppo della personalità, dell’autostima e del senso di efficacia personale.

A causa di queste regole coercitive, considerate impropriamente educative, nel corso del tempo, tante generazioni di bambini (oggi diventati adulti psicologicamente sofferenti) hanno subito mortificazioni e prevaricazioni da parte di chi avrebbe avuto, invece, il compito di tutelarli e di proteggerli.

Le conseguenze di questa educazione autoritaria e repressiva sono devastanti perché, tramandandosi da una generazione all’altra, creano un mondo sempre più carico di prepotenza.

Un mondo che abiura la sensibilità mortificando l’empatia e deridendo i sentimenti teneri, la gentilezza, la disponibilità, l’altruismo e la comprensione.

Un mondo che, negando la verità dell’infanzia e disprezzandone le caratteristiche, nasconde il dolore e la realtà delle emozioni.

Un mondo in cui prevalgono la discriminazione, il razzismo e lo sfruttamento di ogni forma di vita.

Un mondo che reprime la tenerezza e costringe chi ha un cuore a nascondersi dietro una maschera di impassibilità o, peggio, a ricorrere ai farmaci nel tentativo di zittire la propria sensibilità.

Un mondo che rispecchia la legge del più forte con la quale sono stati allevati i bambini.

La vita intima, la realtà interiore, l’emotività e tutto ciò che riguarda l’impalpabile ricchezza della sfera affettiva, sacrificato sull’altare del controllo e della razionalità, è oggi considerato inesistente e ridicolizzato.

ADULTOCENTRISMO: un mondo malato

Superare l’adultocentrismo, significa costruire con pazienza una cultura nuova, basata sull’ascolto dei bambini, sulla comprensione e sulla tolleranza della diversità e sull’integrazione e il rispetto della realtà interiore, sia dei piccoli che dei grandi.

Per uscire dalla spirale di violenza che oggi sta devastando la nostra società, bisogna partire dalle radici e dare forma a una cultura della sensibilità, consapevoli che solo gli adulti in grado di accettare il proprio mondo interiore potranno aiutare i bambini a crescere, accogliendone l’emotività senza reprimerla e senza traumatizzarla.

Una cultura cosciente che la forza di un uomo sta nell’accettazione della propria debolezza e non nella sopraffazione.

Una cultura capace di condivisione, fratellanza e rispetto per tutti gli esseri viventi: bambini e adulti, uomini e donne, esseri umani e animali.

Carla Sale Musio

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