TUTTA COLPA DEI MIEI GENITORI!

TUTTA COLPA DEI MIEI GENITORI!

“Sono stati i miei genitori! Sono loro che mi hanno educato così! È colpa loro se adesso io sono fatto in questo modo! È colpa loro se la mia vita fa schifo! È colpa loro! È colpa loro! È colpa loro! ”

Si. È vero.

I genitori hanno la responsabilità dei figli e della qualità della vita che trasmettono.

Mettendo al mondo un bambino dovrebbero essere pronti a dargli tutto il necessario per crescere e vivere felice, aiutandolo a diventare un adulto realizzato, soddisfatto della propria esistenza.

Invece, purtroppo, non è mai così.

I genitori sono dei bambini cresciuti ancora in cerca di quell’amore incondizionato tanto desiderato quando erano piccoli e mai raggiunto.

Un amore totale e senza giudizio.

Lo stesso che vedono riflesso in fondo agli occhi dei propri figli.

È così che la catena delle deprivazioni affettive perpetua se stessa, passando la staffetta della mancanza da una generazione a quella successiva.

Il bisogno di ricevere una dedizione senza riserve, fiduciosa e acritica, è una molla potente che, inconsciamente, spinge a desiderare un figlio.

Un neonato è una creatura indifesa, bisognosa di affetto e di cure, pronto a donare tutta la sua incondizionata dipendenza e tutta la sua incondizionata devozione agli adulti che si prendono cura di lui e che istintivamente considera simili a Dio.

Avere un bambino ci fa diventare improvvisamente potenti, infallibili, responsabili, maturi.

A prescindere dall’età ci traghetta di colpo nel mondo dei grandi e dei forti.

Ma spesso la maturità affettiva non corrisponde affatto alla maturità sessuale.

Così, può bastare un po’ d’incoscienza, un gioco, un entusiasmo di troppo… ed ecco arrivare un piccolo essere umano, inerme e bisognoso di attenzioni, capace di trasportarci automaticamente dalla parte di chi sa tutto.

TUTTA COLPA DEI MIEI GENITORI!

Anche se tutto non sappiamo.

Anche quando alla nostra età cronologica o alla nostra maturità interiore non corrisponde la capacità di allevare un cucciolo d’uomo.

Eppure… quell’essere grandi, sancito dalla natura, agisce potentemente sull’autostima.

La possibilità di dedicarsi a un bimbo consente finalmente alla nostra parte infantile di vivere indirettamente l’affetto che le è mancato, proiettandolo sul figlio appena avuto.

Nascono così molte incomprensioni tra genitori e figli.

“Avessi avuto io le opportunità che hai tu!”

Esclamano con amarezza e disapprovazione tante mamme e tanti papà, davanti alle scelte e alle recriminazioni della propria prole.

Scelte e recriminazioni che loro non si sarebbero mai sognati di fare.

I loro figli, invece, si rivelano diversi dalle aspettative e manifestano una arroganza e una presunzione… incomprensibili.

Come genitori ci sforziamo di dare ai nostri cuccioli le cose che non abbiamo avuto e ci sono mancate, ciò in cui crediamo, quella che ci sembra una giusta educazione.

Ma, naturalmente, i figli che nascono e vivono in condizioni differenti da quelle della nostra infanzia (proprio grazie alle nostre diverse impostazioni educative) ci accusano di altre mancanzealtre difficoltà, che a loro volta cercheranno di evitare ai propri figli, in un continuo tentativo di migliorare le condizioni di vita.

Il genitore perfetto, però, non può esistere.

Perché le contrarietà e le frustrazioni fanno parte della vita.

Sono… la vita.

Vivere è trasformare quelle contrarietà e quelle frustrazioni, rendendole un’occasione di crescita e di realizzazione.

Il solo fatto di essere al mondo è già di per sé una difficoltà.

Dover gestire un cuore e una mente che funzionano in modi diversi è un’altra difficoltà.

Condividere se stessi con gli altri è una difficoltà ancora.

Le difficoltà sono inscindibilmente intrecciate alla vita e prescindono dalla tenerezza o dall’immaturità di chi ci ha messo al mondo.

Certo, un ambiente ricco di empatia e di comprensione, tollerante e disponibile è un meraviglioso aiuto.

Ma non potrà esorcizzare la sofferenza.

E i genitori, per quanto amorevoli e pronti al sacrificio, non riusciranno mai a evitare le delusioni, i fallimenti e gli insuccessi ai loro figli.

L’ingenuità ci spinge a credere che possa esistere qualcuno così forte e così capace da prenderci per mano e guidarci fuori dalle difficoltà.

I genitori, però, non saranno mai tutto questo.

Non possono essere più bravi dei figli.

TUTTA COLPA DEI MIEI GENITORI!

Mamma e papà nascono prima di noi e, osservandone gli errori, impariamo a far meglio di loro.

Nel mettere al mondo una nuova vita è importante avere la consapevolezza che insieme alla vita doneremo ai nostri figli anche sofferenza e fallimenti.

Inevitabilmente.

La vita è trasformare in saggezza lo fatica di esistere, fino a rendere ogni esperienza un’occasione ricca di significato.

Questo passaggio si compie attraversando le difficoltà, sbagliando e imparando.

I genitori convinti di sapere come si fa a fare i genitori… hanno la colpa di credersi così autorevoli da evitare gli sbagli ai propri figli!

(E proprio di questa certezza li accusano i figli)

Mamma e papà ci hanno dato la vita.

Non hanno la possibilità di renderla un’esperienza degna di essere vissuta.

Nessun figlio riceve in dono un’esistenza senza spine.

Vita… è la nostra capacità di trasformare le spine in esperienza e l’esperienza in ricchezza interiore.

Solo così il dolore lascia spazio all’amore.

E l’esistenza acquista il suo profondo significato.

Carla Sale Musio

Te la do io l'anima gemella

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